Ministro
Bonino,
Devo
chiamarla cosi’ oppure mi concede di poterle dimostrare ancora qualche affetto
chiamandola semplicemente Emma, dato che in passato sposai battaglie radicali
quali i diritti civili per una legge sul divorzio e sull’aborto, e quella contro
il finanziamento pubblico ai partiti? Ho sempre riconosciuto al movimento
radicale di allora dei grandi meriti, quelli che derivano dallo spirito
liberale del suo leader Marco Pannella e di pochi altri suoi ‘figli’ politici.
Ricordo le battaglie di Domenico Modugno, di Enzo Tortora e Alberto
Moravia…fossi Marco oggi mi vergognerei ad aver ‘partorito’ figure politiche
trasformiste e opportunistiche come quella ad esempio di Della Vedova e vorrei
chiederle se lei non prova lo stesso mio imbarazzo. Ma sarebbe tema di un’altra
approfondibile discussione.
Oggi
se ho il dubbio di come rivolgermi a lei, se con ossequio (ma non e’ da me, spirito garibaldino) o con
affetto e stima, e’ perche’ non riesco a riconoscere in lei quella persona e
quel coraggio personale di un tempo, in cui gli avversari politici potevano
avere un confronto serrato ma di rispetto sulla sua onesta’ intellettuale. Non
vorrei offenderla se vedo in lei una deriva opportinistica e trasformistica e
la prego di convincermi del contrario.
L’eta’
puo’ indebolire le forze ma normalmente accresce saggezza…non vorrei che lei
vivesse interiormente una crisi di eta’ e una fase involutiva che la conformi
al potere piu’ che alla battaglia. Su questo sarebbe poi opportuno che lei
chiarisca anche i suoi rapporti con il Bilderberg Group e la Trilaterale, che
come lei sa’ sono un po’ i demoni delle battaglie liberali di oggi.
Detto
questo, Emma, ho vissuto in questi giorni una grande delusione: ho visto lei e
i suoi ‘giannizzeri’ imbavagliare l’opinione pubblica quando fu lei con Marco
spesso ad apparire in televisione con un bavaglio e un cartello di protesta al
collo. Lasciamo perdere i suoi ‘bravi’, mercenari che si vendono per pochi
denari, ma lei! No, questo da lei non me lo aspettavo: cancellare posts sul suo
sito, lamentele e attacchi all’opinione pubblica….ho il dubbio di una
clonazione mal riuscita, di quelle che poi biologicamente hanno vita molto
breve. Oppure i denari nel suo caso non sono solo trenta….e nella vita non si
finisce mai di sorprendersi.
Vengo
al dunque, esponendole alcuni punti su cui vorrei poter ricevere un suo cortese
e onesto riscontro:
Chi
e’ che governa la politica estera di un governo? La sua e’ una delega piena,
non mi dica Letta, le bugie non le accetto. Lei propone, Letta caso mai avvalla,
ma in un governo serio vale la prassi della delega della funzione. Aggiungo: ha
potere nei confronti dei suoi dirigenti, veri mandarini dell’apparato di Stato,
oppure sono loro a dettare le sue azioni e la sua operativita’? In termini
pratici ecco quella che dovrebbe essere una situazione istituzionalmente
normale:
Al
Ministro spetta la funzione di indirizzo politico del Ministero, con la
definizione di programmi e obiettivi da attuare sulla base delle linee generali
del Governo.
Gli
uffici di diretta collaborazione esercitano le competenze di supporto
dell'organo di direzione politica e di raccordo tra questo e l'Amministrazione,
ai sensi degli articoli 4 e 14, comma 2, del decreto legislativo n.165 del
2001. Essi collaborano alla definizione degli obiettivi ed all'elaborazione
delle politiche pubbliche, nonché alla relativa valutazione, con particolare
riguardo all'analisi di impatto normativo, all'analisi costi-benefici ed alla
congruenza fra obiettivi e risultati.
Sono
uffici di diretta collaborazione:
•
il Gabinetto;
•
la Segreteria Particolare del Ministro;
•
l'Ufficio Legislativo;
•
l'Ufficio per i rapporti con il Parlamento;
•
Organismo indipendente di valutazione della
performance e relativa struttura tecnica permanente per la misurazione della
performance;
•
le segreterie dei Sottosegretari di Stato.
Nella
sua azione il Ministro è altresì assistito dai suoi Consiglieri.
Gabinetto:
il Capo di Gabinetto coordina l'intera attività degli uffici di diretta
collaborazione con il Ministro. L'Ufficio di Gabinetto coadiuva il Capo di
Gabinetto per le competenze proprie e per quelle delegate dal Ministro.
Capo
di Gabinetto
Pietro Benassi
Telefono
06 3691 2012
Email:
gabinetto@esteri.it
Segreteria
Particolare del Ministro: opera alle dirette dipendenze del Ministro.
Diretta e coordinata dal Capo della Segreteria, il quale cura l'agenda e la
corrispondenza del Ministro, nonché i rapporti personali dello stesso in
relazione al suo incarico.
Capo
della Segreteria Particolare
Filippo Nicolis di Robilant
Segretario
Particolare
Sabrina
Gasparrini
Telefono
06 3691 2002
Ufficio
Legislativo: attende ai seguenti compiti: elabora i provvedimenti
legislativi e regolamentari di iniziativa del Ministero degli Affari Esteri,
garantendo la qualità del linguaggio normativo, l'analisi di fattibilità delle
norme introdotte e lo snellimento e la semplificazione della normativa; cura le
incombenze relative alla procedura per la loro approvazione ed emanazione;
esamina i provvedimenti sottoposti al Consiglio dei Ministri e prepara la
documentazione relativa; esamina i provvedimenti di iniziativa parlamentare e
quelli legislativi e regolamentari predisposti da altre amministrazioni;
fornisce consulenza giuridica in materia di diritto interno; svolge tutte le altre
funzioni previste dalla legge.
Telefono
06 3691 5868
Ufficio
per i rapporti con il Parlamento: attende ai seguenti compiti: assiste il
Ministro ed i Sottosegretari di Stato nella loro attività parlamentare; segue
gli atti parlamentari di controllo ed indirizzo che riguardano il Ministero;
cura le risposte agli atti di sindacato ispettivo; segue l'iter parlamentare
dei provvedimenti legislativi e regolamentari di iniziativa o comunque di
interesse del Ministero degli Affari Esteri; assicura i contatti con i
parlamentari.
Telefono
06 3691 2134
Organismo
indipendente di valutazione della performance: opera a norma del decreto
legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, di attuazione della legge 4 marzo 2009, n.
15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di
efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni. L’Organismo di cui
sopra sostituisce i Servizi di Controllo Interno, comunque denominati, di cui
al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 286. Esercita, altresì, le attività
di controllo strategico di cui all’articolo 6, comma 1, del citato decreto
legislativo n. 286 del 1999, e riferisce, in proposito, direttamente all’organo
di indirizzo politico - amministrativo.
Telefono
06 3691 2861-4083
L’Organismo
Indipendente di Valutazione della performance svolge le seguenti attività:
• monitora il funzionamento complessivo del
sistema della valutazione, della trasparenza e integrità dei controlli interni
ed elabora una relazione annuale sullo stato dello stesso. Comunica
tempestivamente le criticità riscontrate ai competenti organi interni di
governo ed amministrazione, nonché alla Corte dei conti, all’Ispettorato per la
funzione pubblica e alla Commissione di cui all’articolo 13 del decreto
legislativo n. 150 del 2009;
• valida la Relazione sulla performance di cui
all’articolo 10 del decreto legislativo n.150 del 2009 e ne assicura la
visibilità attraverso la pubblicazione sul sito istituzionale
dell’amministrazione;
• garantisce la correttezza dei processi di
misurazione e valutazione, nonché dell’utilizzo dei premi di cui al Titolo III,
secondo quanto previsto dal presente decreto, dai contratti collettivi
nazionali, dai contratti integrativi, dai regolamenti interni
all’amministrazione, nel rispetto del principio di valorizzazione del merito e
della professionalità;
• propone, sulla base del sistema di cui
all’articolo 7 del citato decreto, all’organo di indirizzo
politico-amministrativo, la valutazione annuale dei dirigenti di vertice e
l’attribuzione ad essi dei premi di cui al Titolo III;
• è responsabile della corretta applicazione delle
linee guida, delle metodologie e degli strumenti predisposti dalla Commissione
di cui all’articolo 13 del decreto legislativo n.150 del 2009;
•
promuove e attesta l’assolvimento degli obblighi
relativi alla trasparenza e all’integrità;
- verifica i risultati e le buone pratiche di promozione delle pari opportunità.
Dunque
spieghi il suo grado di fedele adempimento all’incarico che le prescrive il
nostro ordinamento o come operino i suoi delegati. Mi perdoni: De Mistura a
quale ufficio di diretta sua collaborazione appartiene? Non mi sembra la sua
una posizione dettata dal nostro stesso ordinamento. Un consulente allora? In
trasparenza possiamo vedere il mandato, obiettivi, mezzi, termine e costi?
Ma
se al Ministro spetta la funzione di indirizzo politico del Ministero, con la
definizione di programmi e obiettivi da attuare sulla base delle linee generali
del Governo, cosa c'entrano le periodiche e fitte riunioni con ENI? Ricordo che in tempi non sospetti Geronzi
disse: Un'eventuale Monti bis potrebbe comportare la nomina di Paolo Scaroni
dell'Eni come ministro degli Esteri». Confiteor,
libro scritto da Massimo Mucchetti proprio su Geronzi.
E il dirigente a
quanto pare, crede molto in questo scenario per via della «forte e reciproca
stima tra Monti e Scaroni». Tuttavia lei divento’ Ministro ma non credo che
Scaroni abbia rinunciato ad esercitare le sue influenze al MAE, sappiamo
appunto di riunioni periodiche tra ENI e MAE ma non ci e’ dato sapere su che
cosa, mentre conosciamo benissimo il DNA di Scaroni: Paolo Scaroni è stato arrestato nel 1992 in merito all'inchiesta
giudiziaria di Mani Pulite;
nel 1996 ha patteggiato un anno e 4
mesi per tangenti di svariate centinaia di milioni di lire italiane, versate al
Partito
Socialista Italiano per appalti Enel.
Nel 2006 viene processato dal
tribunale di Adria, in qualità
di amministratore delegato dell'Enel
all'epoca dei fatti, per aver inquinato il territorio del delta del Po con la
Centrale di Porto Tolle.
Viene successivamente condannato ad un mese di reclusione, a titolo colposo,
pena che viene convertita in un'ammenda di 1 140 euro. Nel marzo del 2009, la Corte d’Appello di
Venezia ha assolto Scaroni dai reati attribuiti, annullando la precedente
sentenza di primo grado. Nel 2011
"La Cassazione ha ribaltato la sentenza della Corte d'Appello di Venezia.
Secondo quanto si è appreso sarebbe prevalsa la linea dura per cui sarebbe
stata riconosciuta la responsabilità penale (ma i reati tuttavia nel frattempo
si sono prescritti) sia dei direttori di centrale sia degli amministratori
delegati di Enel".
Il 7
febbraio 2013 viene iscritto
nel registro degli indagati dalla procura di Milano per corruzione: il caso
riguarda una presunta tangente pagata ad esponenti del governo algerino per
favorire la controllata Saipem e la stessa Eni in appalti da 11 miliardi di
dollari.
Cosa
c’entra allora Scaroni con il MAE e il caso dei maro’ ostaggio in India? E’
presto detto. A pagar tangenti con avallo piu’ o meno tacito di un governo che
ne presta il fianco finanziario con la leva fiscale e quello politico appunto
con la diplomazia segreta, prima o poi arrivano i nodi al pettine. E qui arriviamo apopunto a un altro uomo ENI,
Ottavio Quattrocchi, che arrivò in India molto presto, a metà degli anni '60,
come giovane dirigente di Snamprogetti/Eni. The Pioneer, «dal 1980 al 1987, Quattrocchi
ebbe il tocco di Re Mida. Nessun accordo gli era precluso».
Un deputato
dell'Indian National Congress, il partito dei Gandhi, rivelò che «era
sottinteso che un contratto nel settore fertilizzanti significava Snamprogetti.
Era considerato un favore a Sonia e Rajiv». E infatti Quattrocchi, catanese di
nascita, proprio in quegli anni chiuse accordi su accordi, una sessantina, in
tutti i campi: fertilizzanti, gas, pipeline.
Ma armi no, quelle non c'entrano
nulla con la vecchia società di ingegneria del gruppo Eni specializzata nella
realizzazione di grandi impianti. Per quelle, Quattrocchi si mise in proprio.
Precisamente con la AE Services Limited, società di consulenza britannica con
capitale sociale pari a 100 lire e nessun dipendente. Fu questa, il 15 novembre
1985, a siglare l'accordo con gli svedesi sulla commissione del 3% e a fissarne
la clausola temporale di validità: 31 marzo 1986.
Quattrocchi fu fortunato
anche quella volta: gli indiani siglarono l'acquisto appena in tempo: il 24
marzo 1986. A quel tempo il primo ministro è proprio il suo amico Rajiv Gandhi.
E così i milioni, la tangente secondo l'accusa, presero la strada dei conti di Zurigo
intestati all'italiano.
Nel 1974 venne introdotto a Rajiv
Gandhi, all'epoca pilota della Indian Airlines, e a sua moglie Sonia. Secondo
le ricostruzioni dei giornali indiani, le due coppie, complice l'italianità di Sonia
Gandhi, divennero intime: i figli crebbero insieme, così come crebbe
l'influenza di Quattrocchi su Rajiv e Sonia.
Da quando il figlio di Indira
decise di entrare in politica (nel 1980, dopo la morte del fratello Sanjay),
per Snamprogetti cominciarono a fioccare i contratti. Secondo il quotidiano
indiano in lingua inglese
Fu
una radio svedese, nel 1987, a scoprire e denunciare la corruzione della Bofors
per la fornitura delle armi. Lo scandalo fu enorme e interessò i vertici
indiani costando al partito del Congresso le elezioni del 1989, dopo 40 anni di
governo continuo. Il reporter Chitra Subramaniam di The Hindu, ottenne
il diario di Martin Ardbo, executive di Bofors, dove si leggeva che «il
coinvolgimento di Q. potrebbe rappresentare un problema per via della sua
vicinanza a R.».
Per Quattrocchi era ora di cambiare aria: la Cbi,
l'intelligence indiana, gli era addosso e in Parlamento era stata aperta una
commissione d'inchiesta. Ma il colpo di grazia glielo diede la magistratura
svizzera nel 1993 acconsentendo alla richiesta della Cbi di decriptare i nomi
dei titolari dei conti sospetti di Zurigo: Mr Q viene scoperto: è Ottavio
Quattrocchi.
Appena prima che gli venisse bloccato il passaporto, nella notte
tra il 29 e il 30 luglio del 1993, Quattrocchi lasciò Delhi per Kuala Lumpur:
non tornerà mai più in India. Nel marzo del 1999, l'italiano rilasciò
un'intervista sostenendo di non avere mai avuto alcun contatto con la AE
Services Limited, né denaro dalla Bofors. Immediatamente arrivò anche la difesa
di Sonia Gandhi: «La Cbi lo ritiene sospettato, ma noi non abbiamo mai visto i
documenti che lo proverebbero».
L'intelligence indiana sembra ormai decisa: Mr
Q è colpevole. Quattrocchi venne arrestato dalle autorità malesi, ma
incredibilmente la domanda per l'estradizione in India non arrivò prima di
quattro mesi e il fascicolo non era circostanziato: secondo la corte di Kuala
Lumpur le accuse erano «vaghe e ambigue»: Mr Q tornò libero. E in Italia.
Nel
2003, la Cbi scoprì due conti correnti intestati a Ottavio e Maria Quattrocchi
nella filiale londinese della banca svizzera Bsi Ag, rispettivamente di 3
milioni di euro e 1 milione di dollari. Dopo la richiesta delle autorità
indiane, furono congelati. Solo fino al 2005 però, quando inaspettatamente
l'allora ministro della Giustizia di Delhi, Hansraj Bhardwaj, comunicò agli
inglesi, senza consultare la Cbi, che il provvedimento poteva essere revocato:
Mr Q ritornò in possesso della disponibilità dei conti, e ritirò immediatamente
il denaro.
Nel 2007, l'ennesimo colpo di scena: il 6 febbraio Quattrocchi è di
nuovo sotto arresto. Questa volta in Argentina. Su di lui un “red corner”
dell'Interpol che, l'8 febbraio, aveva trasmesso il provvedimento alla Cbi.
Il
13 febbraio l'intelligence, in risposta a una richiesta della Corte Suprema
indiana sui prelievi di denaro di Quattrocchi, non aveva menzionato la notizia
dell'arresto del businessman. Lo farà soltanto in un secondo tempo, dieci
giorni dopo, il 23 febbraio (circostanza che provocherà un procedimento penale,
tuttora aperto, all'ex capo dei servizi Vijai Shankar). Il 26 febbraio
Mr Q uscì su cauzione; il 2 marzo la Cbi mandò due uomini a Buenos Aires per
richiederne l'estradizione. Il team indiano aveva cinque giorni di tempo, fino
al 7 marzo, per istruire il caso davanti alla Corte argentina, ma ancora una
volta è un disastro: il tribunale sostenne che «la richiesta della Cbi non è
sorretta da sufficienti documenti giudiziari».
Per contro, la corte stabilì che
la stessa Cbi doveva pagare le spese legali di Quattrocchi. Una Caporetto. Le
scuse dell'intelligence indiana furono ancora peggiori: i problemi di
traduzione dallo spagnolo avrebbero rallentato tutto il procedimento, non
consentendo la formulazione di un'adeguata richiesta.
In patria, da ormai 24
anni, l'opposizione accusò la Cbi di avere ancora una volta protetto Sonia
Gandhi e il partito del Congresso. All'opposto, c'è chi aveva accusato il Bjp
(il principale partito d'alternativa) di avere utilizzato il caso Quattrocchi
per fini politici all'epoca del suo arresto in Malesia, quando proprio il
partito del popolo indiano, allora al governo, impiegò quattro mesi per richiederne
l'estradizione.
In tutto questo marasma, la Cbi decise di far cadere le accuse
nei confronti di Mr Q definitivamente: impossibile portarlo in India, i fatti
ormai erano troppo indietro nel tempo. Una corte di Delhi ha però accolto la
richiesta dell'intelligence il 6 gennaio scorso contravvenendo alle richieste
di un secondo tribunale, l'Itat, una specie di corte fiscale, che ha invece
incriminato di nuovo Mr Q, decisa a non lasciare perdere la partita. Insomma,
la saga continua.
Come
vede ENI e caso maro’ sono sicuramente densi di interconnessioni sospette,
diffidenze diplomatiche e tanti ma tanti interessi privati in atti d’ufficio
pubblici.
Se
poi aggiungiamo FINMECCANICA arriviamo anche situazioni piu’ fresche di
contenuto ma sempre negative.
In
ballo ci sono attualmente 8 miliardi circa di affari e 400 aziende italiane che operano in
India. E un pacchetto di 650 miliardi di investimenti che il governo indiano ha
intenzione di mettere sul mercato
“L'imbarazzante dietrofront italiano sui due
Marò restituiti all'India si deve soltanto alla "casta" della
Farnesina che non appena si è vista toccare in un dei suoi effettivi,
l'ambasciatore a Dehli, ha mollato”, sibila un autorevole consulente dell’ex
ministro della Difesa Giampaolo Di Paola: “In verità se Roma fosse rimasta
sulle sue posizioni, forse alla lunga le imprese italiane avrebbero potuto
accusare qualche rappresaglia, ma gli indiani non hanno avuto neanche il
bisogno di minacciarlo, perchè hanno ottenuto quel che volevano soltanto per
vie diciamo così diplomatiche...”.
È
solo un'opinione, per quanto autorevole. L'autorevole quotidiano della capitale
Times of India si è chiesto apertamente se il ritorno dei marò non sia
stato "influenzato" da valutazioni di ordine commerciale:
"Non è chiaro se gli imprenditori italiani abbiano fatto pressioni
al governo italiano per rimandarci i marò e a che livello, ma è stato comunque
espresso l'auspicio per una soluzione "diplomatica" della
crisi", affinchè non dovessero risentirci gli scambi commerciali,
"ancora relativamente piccoli ma in crescita". E anche l'Hindustan
Times ha battuto sullo stesso tasto: "Roma potrebbe aver realizzato
che la sua decisione era controproducente, visto che l'India era pronta a
riconsiderare i rapporti bilaterali nel caso di un mancato rientro dei due marò
(…). Un ridimensionamento dei rapporti avrebbe colpito duramente l'Italia, e la
prima vittima sarebbe stata Finmeccanica”.
Già,
perchè la prima e più facile dietrologia è che la maxi-fornitura di dodici
elicotteri Augusta (con sequestro di un valore pari a 560 milioni di
euro!) “congelata” dal governo di New Delhi dopo l'esplosione dello
scandalo Finmeccanica in Italia verrebbe a questo punto ripristinata: ma agli
atti non risulta per ora né formalmente decisa la sospensione (c'è in corso
un'inchiesta, in India, che comporta il blocco provvisorio dell'affare, ma è
stata un atto giudiziario, non politico) né la relativa possibile
“riabilitazione”. E poi, a fronte del contenzioso sull'Augusta, tanti altri
“segnali deboli” sono intervenuti ad attestare che la percezione dei prodotti
italiani e degli imprenditori italiani in India è ancora buona, a prescindere
dal caso Marò.
“Abbiamo
trovato in India una piena sintonia sul piano tecnico ed economico, ma anche su
quello culturale e umano”, ha detto ad esempio l'imprenditore modenese Massimo
Goldoni, presidente dell’associazione FederUnacoma, che un mese fa ha portato
tante aziende produttrici di macchine agricole a Ludhiana, in India. In questa
città, cuore del comprensorio della Punjab Agricultural University, alla grande
fiera agricola “Kisan Mela”, le macchine agricole italiane l'hanno fatta
da padrone, davanti a circa 250 mila visitatori... Le imprese espositrici
tricolori sono state diciannove.“Un buon segno”, ha detto Goldoni, “per le
relazioni tra l'Italia e l'India”. Della crisi diplomatico-militare, neanche
un'eco.
Meglio
così. Perchè se l'India “si offendesse” sul serio con l'Italia, altro che
il blocco degli elicotteri potrebbe adottare contro il governo di Roma. Nell'interscambio,
ovviamente, ha più l'Italia da perdere che l'India. Attualmente, sono circa
400 le società italiane già operanti in India, con un interscambio
commerciale che, nel 2011 (secondo gli ultimi dati disponibili forniti
dall’Istat), era aumentato del 18,2% sul 2010 attestandosi a 8,5 miliardi di
euro. Il 2012 invece è andato decisamente peggio alle esportazioni italiane
verso il gigante asiatico che si sono ridotte del 10,3% (dati Assocamerestero
di febbraio 2013). Però – diplomazia permettendo – l'India potrebbe ritornare
ad essere un “Eldorado” per le imprese occidentali: il governo di New Dehli ha
varato infatti un piano di investimenti infrastrutturali da 650 miliardi
che fa gola a tutti, a cominciare dall'Italia: per Confindustria l'obiettivo è
far crescere il valore dei beni e servizi esportati o realizzati in India a
quota 15 miliardi entro il 2015.
Dunque
ecco ritornare al punto di cui sopra, cara Emma. Il MAE e’ ancora ‘occupato’ totalmente
dalle lobby economico finanziarie, dai pregiudicati e dalle proxies del
Bilderberg e si occupa di tanto in tanto delle ONG e dei riscatti su petroliere,
oppure esistono ancora degli spazi per la trasparenza, l’onesta’ e la tutela
anche di semplici servitori dello Stato quali i nostri maro’? C'e' spazio per l'onore e la dignita' di uno Stato?
Potra’
cancellare questo post, ignorarlo e anche aggredirlo ma saranno i fatti a
tradire i colpevoli di collusioni e malaffare e non un linguaggio oscuro e comportamenti ancor meno
limpidi. Spero in suo riscatto morale come incrollabile e’ la mia fede nel bene
e negli uomini. Si ricorda Pertini?
Ecco l'appello ai giovani: "di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vuole due qualità a mio avviso cari amici: l'onestà e il coraggio. L'onestà... l'onestà... l'onestà. [...] E quindi l'appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c'è qualche scandalo. Se c'è qualcuno che da' scandalo; se c'è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato!"
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