Pochi sanno che la Bonino è componente del
board europeo de ECFR – European Council on Foreign relations, uno degli
organismi che ama determinare la vita
nel mondo,oscurare le menti e arrivare a realizzare il suo sogno che è il
controllo della vita sul pianeta terra. Il controllo del cibo,del business,di
tutto ,ora la Bonino e chi per essa non prenda in giro nessuno,dal popolo
italiano ha ricevuto lo 0,3% ,ma lei sta sempre la, vuole fare la Presidente
della Repubblica,lei che con l’Italia non centra niente,invece di occuparsi di
dinamiche italiane ha fatto sparire la diplomazia,e noi che non contiamo più
niente siamo i fessi di turno disponibili ad accogliere navi dei veleni. Ora
per capire chi è la Bonino ci avvaliamo di alcuni contributi e allego un link
dell’european council dove entrando e cliccando sul paese di riferimento
troverete i membri.Cliccando sull’Italia oltre ai soliti noti troverete la
Bonino e il suo vice Lapo Pistelli(ma guarda un po)
“Serpeggia con forti sponsor la candidatura di Emma Bonino
al Quirinale. Sappiano lorsignori che si oppongono alla sua elezione 10.141
bambini mai nati, che la Bonino ha direttamente aiutato ad abortire.
Riconosco alla Bonino onestà e passione ideale e civile
nelle sue battaglie radicali. A voler esagerare, la Bonino è una Giovanna
d'Arco a rovescio, ha l'ardore della santità abortita.
Ma può rappresentare l'Italia intera e la famiglia italiana
chi ha sempre combattuto, da posizioni di radicale minoranza, battaglie contro
la vita e per la legalizzazione della droga? Tralascio le sue posizioni
guerrafondaie, lei che veniva dalla non violenza e dall'antimilitarismo.
Tralascio il suo sostegno a politiche fiscali oppressive, stataliste e
prodiane, lei liberale e liberista. Tralascio le sue giravolte tra sinistra e
destra, le sue lobby di riferimento e il suo moralismo immorale. Sorvolo pure
sulla sua petulanza e la sua intolleranza, lei libertaria, verso chi non la
pensa come lei: ne ho anche un ricordo personale, quando con Pannella rifiutò
un dialogo in tv perché avevo pubblicato le sue foto mentre praticava gli
aborti con la pompa della bicicletta.
C'è ora un libro-dossier di un ex radicale, Daniele Quinto,
dedicato a Emma Bonino dagli aborti al Quirinale? (ed. Fede e Cultura) che ne
fa la storia. È vero, c'è una fetta di italiani che la considera eroina, ma il
suo nome spacca il Paese, ferisce la sua anima cristiana, è associato per molti
a pratiche di morte. Interrompete questa infelice gravidanza al Quirinale”.
Marcello Veneziani
Mentre gli altri papabili per il Quirinale stanno
acquattati, la radicale Emma Bonino si agita da matti. Va capita. È dal lontano
1976 - trentasette anni fa! - che per la prima volta resta senza poltrona.
Tutto a causa della batosta elettorale di Amnistia e libertà, la lista sua e di
Pannella, che, inchiodata a una percentuale da trigliceridi (0,3), li ha
tagliati fuori. Se ora non trova subito uno strapuntino su cui sedere, Emma
rischia una crisi di astinenza. Di qui, la foga che mette per salire al Colle…Al
vociare si aggiunge Marco Pannella il quale, ogni volta che trova un microfono,
ripete che la massa degli italiani null'altro vuole che Bonino al Quirinale. Se
qualcuno ne dubita, com'è successo nella radiotrasmissione la Zanzara - dove il
conduttore ha ricordato il recente 0,3 elettorale di Emma - Marco spacca a
pugni lo studio, non tanto per difendere Bonino quanto per la rabbia di
sentirsi rinfacciare il fiasco di cui è largamente corresponsabile.
In diversi ambienti Emma ha buona stampa. Si ricordano le
battaglie laiche e quelle pacifiste. Salì alla ribalta, nei primi anni
Settanta, per gli aborti che procurava con una pompa di bicicletta,
raccogliendo i feti in un vaso che contenne marmellata. Era il suo modo di
combattere alla luce del sole gli aborti clandestini. Sull'onda di queste
performance, fu eletta alla Camera nel 1976 con la prima pattuglia radicale
entrata in Parlamento (lei, Pannella, Mauro Mellini, Adele Faccio).
Per lo spirito energico e l'alone che circonda i radicali,
Bonino è considerata un'idealista che combatte buone battaglie. Senza entrare
nel merito di questa impressione, va però aggiunto che ha fatto notevoli
giravolte per continuare a godere ininterrottamente dei privilegi propri dei
politici…Per i lunghi soggiorni esteri, le si accredita una visione globale. In
verità, il suo mentore in materia è George Soros, noto speculatore
internazionale (suo l'attacco alla lira del 1992), filantropo a tempo perso.
George è iscritto al Pr ed Emma si abbevera ai suoi scritti mondialisti. La
fama boninana di esperta internazionale poggia su tali letture. In questi
ambiti scivolosi, Bonino ha trascinato anche Pannella, con cui - più in
generale - ha rapporti nevrastenici. Passano giorni a ingiuriarsi, per poi
ritrovare l'armonia in nome della ditta radicale di cui sono i padroni. Emma ha
una tecnica sperimentata quando nel Pr i dibattiti prendono una piega sgradita.
Seduta al tavolo di discussione, raccoglie non vista la borsetta che ha ai
piedi della sedia, se la stringe sottobraccio pronta a uscire di scena e finge
un malore. Quando gli altri gridano allarmati: «Emma che hai?», si accascia da
fare pena e si fa portare a casa, centrando l'obiettivo.
Giancarlo Perna
Il giornale 15 aprile 2013
Tutti si
sarebbero aspettati che la nuova compagine governativa fosse composta dai
rappresentati di quei partiti che appoggiano il nuovo esecutivo. In parte è così.
Certo i nomi dei nuovi ventuno ministri lasciano piuttosto interdetti: sorprese
infatti non ce ne sono, se non il tentativo di dare una patina
falso-giovanilistica o multietnica al solito e caro vecchio “inciucio”. Prendi
un po’ di destra, un po’ di sinistra, aggiungi qualche donna, qualche giovane,
qualche volto celebre, mischi accuratamente ed ecco fatto, il nuovo polpettone
democristiano è pronto. Un inizio non certo promettente per quella che,
giornalisticamente, viene ormai definita “Terza repubblica”. Niente di nuovo
sotto il sole, è il solito vecchio sistema che un giornalista acuto come
Buttafuoco ha definito come il principio base della democrazia moderna: due
oligarchie che, di comune accordo, inscenano una maestosa pantomima per
spartirsi il potere a turno.
Eppure il
nuovo governo Letta una piccola grande sorpresa l’ha riservata. Infatti c’è un
nome che non è affiliato a nessuno dei partiti di governo e a cui è stato
assegnato il prestigioso dicastero degli esteri: si tratta di Emma Bonino, l’inatteso
ma inevitabile ritorno dell’uguale.
Sì,
perché la cara Emma spunta davvero dappertutto, come quella polvere che si è
cercato di nascondere sotto il tappeto ma che ricompare nuovamente proprio nei
momenti meno opportuni. La si credeva lontana dalla scena politica nazionale,
relegata ormai in qualche bunker con i compagni pannelliani, intenta a
trasmettere ingiurie alla partitocrazia romana attraverso le frequenze di
Radio radicale, e invece eccola di nuovo, come una grande star che ti sorprende
sul più bello. Il capovolgimento è avvenuto; una catarsi democratica per cui
gli sconfitti, alla fine, hanno trionfato sul nemico.
A questo
punto verrebbe quindi da chiedersi chi è il nemico di Emma Bonino e la
risposta, dati alla mano, è abbastanza evidente: si tratta degli elettori. Se
infatti la lista “Amnistia, giustizia e libertà” ha ottenuto percentuali da
prefisso telefonico nelle recenti elezioni politiche, la colpa non la si può
imputare ad altri se non a tutti quei cittadini che, come la cara Emma, credono
nel sistema democratico e, proprio per questo, hanno deciso di orientare la
loro preferenza verso altri (ennesimo smacco dopo la clamorosa sconfitta alle
regionali laziali a vantaggio della Polverini). Ma la Bonino non ci sta e il
suo nome ricompare, come sempre – almeno da quando ho memoria politica – in
occasione della scelta del nuovo presidente della repubblica. Inutile dire che,
anche in questo caso, la vicenda si è conclusa con un nulla di fatto.
La
domanda vien da sé: perché nominarla ministro? Parrebbe infatti, per utilizzare
il lessico che tanto va di moda oggi, una scelta un tantinello antidemocratica.
Manifestazioni, proteste, accuse di complotto… nulla di tutto questo. Il mondo
politico e della militanza partitica ha taciuto. Anzi, in molti hanno accolto
con entusiasmo la sua nomina. Come mai? Emma Bonino piace a tutti (almeno ai
politici) per diverse ragioni.
Innanzitutto
è portavoce di quel populismo annacquato che è il vero antidoto ad ogni
tentativo reale di cambiamento nel paese. In questo i radicali si sono
dimostrati da sempre dei veri maestri. Tuonavano dagli scranni del
transatlantico contro la vergogna dei rimorsi elettorali salvo accaparrarsi
denaro pubblico per la loro radio di partito. La Bonino è quindi una delle più
significative rappresentazioni di quel partito di lotta e di governo che tanto
affascina l’immaginario collettivo della politica e che ha permesso a compagini
fintamente rivoluzionarie, come la Lega nord, di raccogliere consensi affamando
la stessa gente che, nei loro comizi, si vantavano di difendere.
Però Emma
è soprattutto la donna dei poteri forti. Non mi riferisco ad oscure logge o a
fattucchieri della speculazione finanziaria, ma semplicemente al suo totale
asservimento all’ideologia laicista, liberista e americanizzante che ha
caratterizzato una delle fasi più bieche e banali della politica degli ultimi
decenni, un’ideologia folle che, a vari livelli, è penetrata in ogni
schieramento (straordinarie, in questo senso, sono infatti le molte analogie
con il pensiero teocon). Si tratta infatti di una guerrafondaia straordinaria,
sempre schierata dalla parte dello zio Sam, ritenuto baluardo invincibile della
libertà ma che immancabilmente è sempre quello che bombarda gli altri,
uccidendo centinaia di innocenti.
Celebri
sono state anche le sue battaglie per i diritti della donna e, se da una parte
ne preconizzava la liberazione dall’oscurantismo retrivo della cultura
islamica, dall’altra non ha speso nemmeno una parola per condannare le torture
subite dai prigionieri nel carcere di Abu Ghraib. Forse, ma è solo un’ipotesi,
alla laica e superiore civiltà occidentale questi piccoli inconvenienti sono
permessi, un scivolone scomodo a cui la Bonino sembra non aver dato troppa
importanza.
La sua
immeritata notorietà a livello nazionale ed europeo, l’abitudine a schierarsi a
destra e a sinistra a seconda della convenienza, fanno quindi di lei il
ministro perfetto. E i cattolici al governo? Nessuna reazione, come sempre,
solo la prona ubbidienza di chi è soddisfatto di un’aiuola di potere.
Luca
Fumagalli
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