Il solito fallimento italiano,non hanno voluto chiedere l’arbitrato
internazionale,hanno preferito l’accordo sottobanco con l’In dia e hanno
fallito non una ma cento volte.
Avranno un processo equo e rapido,dissero i cinque coordinatori
dell’ave Maria dopo aver risolto il problema calando le braghe all’India,ora i
due mesi previsti sono diventati più di sei .tutti sanno che dobbiamo arrivare
alle elezioni indiane,anche l’integerrima Nia si muove seguendo questa linea e anzi fa
di piùcambia tutte le carte in tavola sapendo benissimo che questa indagine fa
acqua da tutte le parti a cominciare dal Kerala e cosa si inventa la Nia? Si
inventa la Sue Act per poter procedere nell’inchiesta nelle acque
internazionali,uno stratagemma per poter fare il processo ,perechè sanno
benissimo anche loro che la giurisdizione e italiana e non c’è il caso ipoteticp
di traffico di droga e di armiu per cui è previsto l’eventuale sconfinamento,e
tutto ciò è dimostrato dall’assenza del capo d’accusa,tutti questi mesi passati
e nessun mandato esibito.
E a proposito di questo punto ho chiesto il parere
competente dell’anima e del cuore dell’indignazione morale dei cittadini
italiani,il Generale Fernando Termentini che su questo aspetto dichiara :”
La NIA a mio modesto avviso non consegna il rapporto finale
delle sue indagini per un motivo contingente legato all’impass legale che si è
creata.
L’Agenzia infatti per poter essere legittimata ad espletare
indagini nello specifico caso deve poter far riferimento ad una modifica del
regolamente istitutivo della struttur investigativa nata per prevenire ed
indagare su atti di terrorismo dopo il grave attentato a Mumbai di qualche anno
fa.
Di fatto, quindi, non sarebbe autorizzata ad indagare su un
“semplice” caso di omicidio e l’ufficialità dell’indagine potrebbe essere
impugnata in tribunale dai difensori dei due >Fucilieri di Marina.
Per questo si attende che il Ministero degli Interni
modifichi o adegui lo statuto istitutivo dell’Agenzia. Un’altra dimostrazione
della scarsa affidabilità con cui l’India sta affrontando il problema in quanto
è assurdo che si assegni ad un apparato dello Stato un compito e poi se ne
adegui la normativa che lo prevede all’incarico contingente che gli è stato
affidato.
Peraltro, come riferisce the Economic Times fin dal 29
novembre gli investigatori hanno
presentato un rapporto conclusivo delle indagini su Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone in cui si invoca per il reato di omicidio in acque
internazionali una legge chiamata 'Sua Act' nata per combattere la pirateria
marittima. Un reato che prevede la pena
capitale in caso di omicidio. Tesi che se venisse accolta andrebbe in contrasto con le
assicurazioni politiche date da Delhi a Roma che escludono una condanna a
morte.
Ma la National
Investigation Agency (Nia) e' "obbligata" a fare ricorso al 'Sua Act'
in quanto questa legge compare nel suo atto costitutivo del 2008 fra gli otto reati
su cui l’Agenzia ha giurisdizione investigativa e tra questi non c’è l'articolo 302 del codice penale indiano, che
e' quello relativo all'omicidio.
Si sta anche sempre di più affermando anche un’altra ipotesi
che prevederebbe che il Ministero degli Interni indiano prima di pronunciarsi
chiederebbe il parere di un consulente legale delo Stato (attorney
general) per sbloccare la situazione ed
evitare che una applicazione del Sua Act possa portare, in caso di colpevolezza,
alla massima punizione.
Peraltro secondo esperti di Diritto Internazionale solo
il il ricorso alla 'Sua Act' darebbe all'India la giurisdizione
su un reato avvenuto al di fuori delle acque internazionali.
La situazione è assolutamente confuso, per questo la NIA
ritarda a relazionare e le decisioni del tribunale speciale indiano sono state
aggiornate all’8 gennaio 2014. Una realtà che sempre di più rappresenta un
punto buio su come l’Italia ha gestito la vicenda in quanto ancora una volta
emerge una completa delega agli indiani questa volta impersonati dal collegio
difensivo di Massimiliano e Salvatore”.
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