venerdì 13 dicembre 2013

Marò, Capitano Noviello : " non sono stati Italiani a uccidere i pescatori "


13/12/2013 Rispunta la disinformazione !

L'obiettivo che in tanti perseguiamo da tempo è quello evidenziato dalla foto inserita in questo articolo, ovvero il rientro da innocenti quali sono di Massimiliano e Salvatore, purtroppo assistiamo a una costante opera di disinformazione riguardo a questa vicenda, ritorna costantemente una perizia messa in rete da pochissimi giorni nella quale il cardine è lo spiattellamento di colpi nell' acqua e che grazie al rimbalzo degli stessi avrebbero causato tutto quello che gli indiani vorrebbero far passare per vero, invitiamo tutti coloro che vogliono dimostrare la vera innocenza dei Fucilieri a diffondere quanto affermato dal testimone oculare degli accadimenti ( il Capitano Noviello ) e che stranamente dai media nazionali nessuno ha mai diffuso, questi sono i fatti raccontati già il 12 marzo 2013 :

Marò, capitano Noviello: “non sono stati italiani a uccidere i pescatori”

ROMA – “Non sono stati i marò italiani a uccidere i pescatori indiani”. Lo afferma il comandante in seconda della nave Enrica Lexie, Carlo Noviello, durante un’intervista a Radio Capital.
Così ricostruisce i fatti Noviello, parlando dell’evento che comportò il fermo dei sottufficiali di Marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, che si trovavano a bordo della nave in servizio anti-pirateria.
“Eravamo sul ponte. Quando la barca si è avvicinata a 100 metri, Latorre ha fatto le segnalazioni ottiche, poi ha mostrato il fucile. Ma loro continuavano imperterriti ad avvicinarsi, in una chiara manovra d’abbordaggio. E allora Girone e Latorre hanno sparato. In acqua, però. Quando la barca si è allontanata, col binocolo abbiamo visto che erano armati ma non era morto nessuno e le due persone, fuori dal cabinato, erano ancora in piedi”.
Poi si è verificata un’altra sparatoria, riferisce ancora Noviello, fuori dal porto, con la guardia costiera locale di Koci.
“Penso che i due pescatori morti fossero quelli. E per coprire questo errore siamo capitati noi di mezzo”, dice il capitano in seconda della nave Enrica Lexie.
“La guardia costiera di Mumbai, quando mi ha telefonato, mi ha detto esplicitamente di entrare a Koci perché loro avevano catturato due barchette sospette pirata e volevano il nostro eventuale riconoscimento. Ci hanno fatti avvicinare con l’inganno”.
La nave infatti, come hanno sostenuto i marò e come ha ribadito il ministero degli Esteri italiano, si trovavano in acque internazionali. Per questo il nostro paese ha sempre considerato il fermo di Girone e Latorre in India, come una violazione del diritto internazionale.
La nave italiana era a venti miglia e mezzo, in acque internazionali”, dice Noviello intervistato a Radio Capital, “la posizione l’ho messa io sulla carta”.
fonte : http://www.youreporternews.it/

1 commento:

  1. Su www.diritto.net è spiegato che la giurisdizione in acque internazionali non è così semplice. Infatti l'omidicio non è avvenuto interamente a bordo come l'Achille Lauro. Comunque il capitano è stato un tonto a bere la storia del riconoscimento dei pirati, ma il patriottismo da stadio si arrabbbia solo contro gli Indiani

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