Altra udienza. Sarà quella buona?
L'obiettivo: portare la contesa al Tribunale del Mare di Amburgo
Antonio Angeli
Oggi, a 747 giorni dallo scontro
a fuoco nell'Oceano Indiano dal
quale è nato il «caso marò», i due
fucilieri del battaglione San Marco
Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone tornano davanti alla Corte
suprema indiana a New Delhi che
deciderà se è legittimo l'uso della
polizia antiterrorismo. È l'ennesimo
atto di una vicenda che appare
oggi più complessa e delicata che
mai. Un evento dai risvolti militari,
commerciali, giuridici e, soprattutto,
diplomatici all'interno del quale
l'innocenza dei due soldati italiani
sembra perdersi nella nebbia.
1115 febbraio del 2012 Latorre e
Girone erano in missione di pace
antipirateria sulla p etrolieraitaliana
Enrica Lexie. Per difendere lana ve
da un tentativo di abbordaggio
esplodevano alcuni colpi con le armi
in dotazione. Successivamente,
giunti suolo indiano, venivano
sottoposti a fermo giudiziario.
Un' accusa formale ancorala attendono.
Il sospetto è che siano responsabili
della morte di due pescatori.
A sostegno di questo, fino
ad oggi, non è stata prodotta alcuna
prova: unaperizia su unproiettile,
un'impronta digitale, un testimone.
Niente.
All'epoca dei fatti In Italia c'era
il governo Monti che ha avuto una
condotta incerta. Ad un certo punto
dell'esecutivo Letta, invece, è iniziata
un'opera organica perché i diritti
dei due militari, soldati in missione
internazionale, fossero rispettati.
La vicenda è divenuta una
contesa che si gioca su diversi tavoli
e che, per l'Italia, ha una parola
d'ordine: internazionalizzazione.
Il procedimento giudiziario davanti
alla Corte suprema Dopo
quasi due anni, durante i quali si è
sperato in una risoluzione diplomatica
della vicenda, l'inviato del
Governo, Staffan de Mistura, ha annunciato
che il pool di avvocati
che segue i due marò aveva presentato
un ricorso al massimo ente giuridico
indiano. Obiettivo: riportare
a casa i due marò. Oggi l'ennesima
udienza.
Il contributo fondamentale della
UeAttravers o l'intervento del vicepresidente
Antonio Tajani è iniziatal'
opera di «internazionalizzazione»
del caso.
L'intervento della Nato Oltre al
procedimento giudiziario «indiano»
l'Italia ha messo in atto una serie
di contatti internazionali a livello
militare che hanno condotto al
forte sostegno dell'Alleanza Atlantica
attraverso il suo segretario generale,
Anders Fogh Rasmussen.
Doppio intervento dell'Onu Le
Nazioni Unite (dopo una iniziale
incertezza) ora appoggiano l'Italia
attraverso il suo segretario generale,
BanKi-moon e anche con il contributo
dell'Alto Commissario per
i Diritti Umani, Navi Pillay.
Tribunale internazionale del diritto
del mare L'autorità con sede
ad Amburgo è stata indicata, in base
ai trattati internazionali, come
quella più adatta per derimere la
contesa tra Italia e India.
fonte IL TEMPO
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