Pinotti: "L'India non può processare i marò, combattiamo e li riporteremo a casa"
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(L'atteggiamento tenuto da Monti, De Mistura e da quelli che rispedirono
in India i Marò nel marzo 2013, legittimavano di fatto la giurisdizione
indiana sul caso.......perchè solo ora ?? )
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Il ministro della Difesa Pinotti: "Libro bianco sulle spese militari"
Roberta Pinotti (imagoec) ROMA -
"Salvatore Girone e Massimiliano La Torre non sono due eroi. Sono due
militari, due funzionari dello Stato che la Repubblica italiana ha
impegnato in una missione approvata dal Parlamento, inquadrata tra gli
impegni che l'Italia ha preso con la comunità internazionale. Sono stata
in India per conoscerli, per rendermi conto anche di persona delle
loro condizioni, e per ribadire questo impegno: lo Stato italiano lì ha
mandati lì, noi dobbiamo riportarli indietro. Non accettiamo un
processo in India perché un altro Paese non può processare due militari
in servizio per il loro Stato".
Roberta Pinotti, ministro della Difesa, lei è appena tornata dall'India. Si è fatta un idea di cosa è successo due anni fa? "Non
voglio intervenire sulla ricostruzione dei fatti, ma da due anni i due
fucilieri sono in India perché c'è uno Stato che ha chiesto loro di
adempiere a una missione e adesso deve risolvere il problema. Punto.
Dico solo all'India che quel processo non può essere fatto a New Delhi.
Ci sono delle leggi, dei codici, delle regole che indicano come
indagare e processare i militari, che non sono una casta protetta. In
modo assolutamente illegittimo, non riconoscendo l'immunità funzionale
dei due militari in servizio per lo Stato italiano, l'India ha avviato
un procedimento giudiziario che noi non riconosciamo".
I
due marò sono sempre più presenti nelle polemiche politiche italiane:
magari qualcuno sfrutterà il caso anche in campagna elettorale, proverà
a candidarsi in loro nome. "Se l'Italia vuole fare cose
utili sui due fucilieri di Marina dovrebbe evitare strumentalizzazioni
sulla loro vicenda: se l'obiettivo di tutti è riportarli a casa, la
politica deve lavorare in maniera unitaria e costruttiva".
Tagli
alla Difesa: lei ha già annunciato di essere pronta a "rivedere,
ridurre, ripensare". E tutti hanno fatto immediatamente un collegamento
con i caccia F-35. Taglierete ancora quel programma? "Il 19
marzo in Consiglio supremo di Difesa presenterò un'ipotesi di lavoro
su un "Libro bianco". In 6-8 mesi noi dobbiamo chiarire gli scenari che
prevediamo di avere di fronte e di conseguenza capire che livello di
impegno vogliamo mantenere. Non farò come quando si è annunciato il
taglio di quel programma con un'intervista a un giornale. Dobbiamo
"rivedere, ridurre o ripensare" il nostro strumento militare, ma solo
dopo aver analizzato cosa ci serve e per fronteggiare quali rischi.
Delle riduzioni ci potranno anche essere, e non penso solo all'F-35, ma a
tutti i possibili programmi militari".
(foto aggiunta)
Perché secondo lei l'F35 è diventato il totem dei programmi militari da tagliare? "Semplicemente
credo che l'F35 si diventato un simbolo, innanzitutto perché il
cacciabombardiere è un simbolo di aggressività. Chi ha memoria dei
programmi precedenti dell'Aeronautica ricorderà che critiche e
contestazioni erano arrivate per il Tornado, per l'Eurofighter perché il
cacciabombardiere è nell'immaginario è l'elemento militare più
aggressivo. Ma lo Stato deve garantire la Difesa, e i governi devono
garantire economicità, razionalità e coerenza delle spese militari. E se
ci sono risparmi da fare, bisogna fare risparmi".
Come fa una come lei, di formazione cattolica, scoutistica, iscritta a un partito di sinistra, a difendere le spese militari? "Una
volta in Commissione Difesa è venuta Michelle Bachelet. Allora era
ministro della Difesa delCile. Ci disse: "Io prima di essere alla Difesa
ero alla Salute, e chiedevo fondi per i miei ospedali. Ma adesso quei
soldi quasi li chiedo con maggior tranquillità: la Difesa è un bene
primario dello Stato, è un dovere che lo Stato ha nei confrontidei suoi
cittadini". La Bachelet mi ha aiutato a capire che non bisogna essere
codardi, non bisogna nascondere la testa sotto la sabbia".
(foto aggiunta)
Ministro, in queste ore la crisi ucraina sembra rallentare. Ma da domani col referendum in
Crimea tutto potrebbe accelerare di nuovo.
"L'Ucraina non
deve avere una escalation militare. C'è una tensione che non decresce,
che sembra di incerto controllo, ma tutti dobbiamo lavorare per evitare
il peggio. Nella Nato e nell'Unione Europea stiamo tutti operando con
responsabilità: noi italiani in particolare non abbiamo difficoltà a
riconoscere le ragioni dell'una e dell'altra parte, ma una espansione
del confrontova evitata".
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