martedì 11 marzo 2014

Marò, l'India continua a tenerseli stretti .

di Massimiliano Lenzi

C'è qualcosa di barbarico e
di ingiusto nell'India che non
vuole far tornare in Italia i nostri
due marò. Barbarico perché
il Paese, nato da una lotta
contro il colonialismo, si mostra
coloniale senza però avere
l'equilibrio della democrazia
britannica. Come se un
contrappasso storico, culturale,
di rapporto con il mondo si
fosse impossessato degli indiani.
Spirituali, profondi, così
vengono visti dagli intellettuali
della sinistra italiana i luoghi
delle Indie, al plurale nell' errore
di Cristoforo Colombo, scopritore
a sua insaputa,
dell'America. Ma al plurale anche
per noi perché due anni e
passa in attesa di giudizio sono
il segno di una barbarie plurale
e ripetuta.
È tempo che l'India rimandi
in Italia i nostri due fucilieri,
Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone, e non li usi come
pretesto per le proprie beghe
elettorali, per i suoi conflitti interni.
Per i fatti propri insomma.
Le cronache di un Paese
esotico alla democrazia, nonostante
venga considerata la
più popolosa democrazia del
mondo, dicono che i problemi
per Nuova Delhi e dintorni sono
parecchi. Accade ad esempio
che la polizia della città arresti
14 persone dopo che attivisti
di due partiti politici rivali
si sono scontrati nelle strade
della capitale provocando decine
di feriti. A dirlo è il portavoce
della polizia Rajan Bhagat,
che afferma che i 14 sono
stati arrestati con l'accusa di
disordini e assemblea illegale.
Le violenze si sono verificate
nei giorni scorsi, alcune ore dopo
che la Commissione elettorale
aveva annunciato che le
elezioni parlamentari si svolgeranno
in più tappe fra il 7
aprile e il 12 maggio. Secondo
la ricostruzione della polizia i
sostenitori del partitoAamAadmi
hanno attaccato la sede
principale nella capitale dello
schieramento di opposizione
Bharatiya Janata.
Scontri simili si sono verificati
a Luknow, la capitale dello
Stato settentrionale dell'Uttar
Pradesh. Un dettaglio che svela
tutta la barbarie che l'India
sta vivendo, sulle regole intendiamo.
Se le democrazie scelgono
di concentrare il voto
elettorale in uno o due giorni il
motivo c'è ed è lapalissiano.
Evitare brogli. Più si dilatali periodo
ìn cui si può votare, magari
cambiandolo anche a seconda
delle zone, e più si rischiano
manipolazioni e trucchetti.
A tapp e si fanno le corse
ciclistiche non i Parlamenti. E
in Indiaaddirittura hanno scelto
di votare in 35 giorni. Che
sarebbero 35 giorni di urne
aperte. Ma dove siamo? Le anime
belle che paragonano il
boom economico e le prime fasi
democratiche dell'India a
quelle vissute nel nostro Paese
dopo la II Guerra mondiale,
sbagliano. Eccome. L'Italia
dal tempo dei romani codifica
e applica un sistema di diritto,
ed il nostro referendum tra mo narchia
e Repubblica, il voto
per la Costituente e le prime
elezioni politiche del 1948 sono
state e sono tuttora un modello
di democrazia partecipata
e popolare da studiare.
A Nuova Delhi dovrebbero
cominciare a lavorarci su ed a
rileggersi anche le garanzie di
libertà che uno Stato democratico
ha il dovere di rispettare.
Dove è finito il rispetto verso i
nostri due marò? Ce li rimandino
e per favore evitino, gli indiani,
il ruolo di vittime del colonialismo
culturale italiano.
Gli unici colonialisti fuori dal
tempo sono rimasti loro. Certo,
ecònomicamente hanno
grandi potenzialità e attraggono
i desideri economici del
mondo, lo sappiamo.
La casa automobilistica tedesca
Daimler, per fare un
esempio, ha iniziato dappoco
la costruzione di una nuova
fabbrica per produrre autobus
nel sud dell'India. Il nuovo stabilimento
dovrebbe essere
completato a marzo 2015.
L'impianto, che costerà 69 milioni
di dollari, avrà una capacità
iniziale di 1.500 autobus
all'anno, ma Daimler conta di
estenderla a 4.000 veicoli
all'anno nel medio termine.
Daimler conta di aumentare le
vendite nel secondo più grande
mercato al mondo per gli
autobus, dove il produttore locale
Tata è leader. Questo piccolo
fatto di cronaca è il segno
che l'economia respira aria di
boom e che in molti vogliono
l'India. Ma non basta un
boom economico a far arrivare
la democrazia piena (vedi
anche esempio della Cina).
L'Italia nel periodo 1946-60 è
riuscita a mettere insieme entrambi,
democrazia e boom, e
per questo gli indiani dovrebbero
studiarci con ammirazione
e rispetto. Un rispetto che
deve cominciare dal liberare
subito i nostri due marò.
Investimenti esteri
La Germania aprirà
un grande stabilimento
per veicoli commerciali
Barbarie
Un Paese mai uscito
dalla nevrosi
del colonialismo inglese.
fonte il tempo

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