Il Ministro Bonino l’11 novembre
scorso aveva disertato l’incontro Europa - Asia (ASEM) svolto a Delhi ed aveva limitato la rappresentanza italiana , in un
contesto internazionale che invece ospitava 37 Ministri degli Esteri, alla sola
partecipazione di un Funzionario della Farnesina, nemmeno un Direttore Generale
di Area geografica.
Una decisione motivata dalla
stessa Ministro come un segnale di dissenso nei confronti dell’India per come
veniva gestita da parte indiana la vicenda dei due Fucilieri di Marina Massimiliano
Latorre e Salvatore
Girone , per i quali
proprio in quei giorni si riaffacciava all’orizzonte il percolo della pena di
morte.
Una fermezza importante sul piano
diplomatico se l’azione della nostra diplomazia locale avesse continuato a
percorrere la strada del non coinvolgimento in iniziative ufficiali. Così però
non è stato visto che oggi si viene a sapere che il solo dopo due settimane, il
25 novembre, l’Ambasciatore italiano a Delhi ha guidato una missione italiana
nello stato indiano del Gujarat presidio indiscusso da oltre un decennio del
leader del partito nazionalista indiano Nagreda Modi.
Modi, molto probabilmente futuro
Premier indiano dopo le elezioni della prossima primavera, da sempre fermo e
tenace sostenitore della linea dura nei confronti dei nostri due Fucilieri di
Marina da due anni in ostaggio di Delhi e la cui possibile vittoria avrebbe
fatto prevedere tempi difficili per la vicenda in essere. Preoccupazioni anche
condivise alcuni giorni orsono dal Ministro Bonino e dal Commissario di Governo
de Mistura, che vedevano in Modi un possibile ostacolo all’auspicata soluzione “rapida ed equa”, pensiero dominante dei due.
Fatti avvenuti circa due mesi
orsono di cui ci informa oggi il settimanale Panorama ed il quotidiano Il
Giornale che propongono anche la
fotografia di uno scambio floreale fra Modi ed il compiaciuto e sorridente
Ambasciatore italiano.
Un’iniziativa quella
dell’Ambasciatore che si è autorizzati a pensare che rientri in un programma
diplomatico condiviso ed approvato dalla Farnesina, trattandosi di un atto
formale nei confronti di un esponente politico indiano aspirante Premier.
Una evento che, in ogni caso,
diverge dalla politica di “distacco” annunciata dal Ministro Bonino, ed è difficilmente comprensibile, pur nelle
more del pragmatismo che spesso caratterizzata la diplomazia, in quanto
avvenuto in un momento di estrema tensione sul piano diplomatico e politico fra
India ed Italia e che coinvolge il destino di due militari italiani.
Piuttosto rappresneterebbe,
invece, la continuazione di un processo già iniziato quando l’ex Premier Monti a marzo u.s.
riferiva in Parlamento i motivi
della riconsegna alla giustizia indiana di Latorre e Girone e, come sembra di
ricordare, faceva riferimento anche alla tutela di interessi economici italiani
in quel Paese.
Ipotesi abbastanza concrete se si
considera, inoltre, che nel corpo
dell’articolo pubblicato dal Il Giornale “quell’inciucio Italia - India alla
faccia dei due Maro’” è posto in evidenza un riquadro in cui si parla del
business italiano che avanza in India con imprese milanesi in missione a
Mumbai.
Siamo, quindi, di fronte alla conferma
che i nostri ragazzi sono stati svenduti per trenta denari come si è avuto modo
di scrivere in queste pagine il 25 ottobre 2013 (http://fernandotermentini.blogspot.it/2013/10/massimiliano-latorre-e-salvatore-girone.html),
che lascia sgomenti e che forse rende più chiare le parole del Ministro Bonino
quando parlava, proprio a novembre, di “diplomazia riservata”.
Se riservatezza vuol dire
annunciare pubblicamente di non partecipare a riunioni internazionali di
primaria importanza anche sotto il profilo economico come la ASEM e nello
stesso tempo autorizzare o solo condividere le iniziative dell’Ambasciatore
Mancini di cui si parla oggi, lo scopo è stato raggiunto.
Non ne ha però guadagnato la
trasparenza che il Ministro degli Esteri rappresentante degli italiani nel
mondo dovrebbe garantire ai propri concittadini, in particolare nel contesto di
una vicenda in cui sono coinvolti due militari italiani ceduti all’indebito
giudizio di uno Stato terzo, sulla cui sorte il Ministro Bonino continua a “sperare ed auspicare”,
senza però ottenere risultati concreti a meno di un mazzo di fiori donati ad un
suo Ambasciatore.
Altri si sono dimessi per molto
meno, ma il senso dello Stato non sembra essere interpretato ed applicato da
tutti in egual misura !
Fonte : http://fernandotermentini.blogspot.it/2014/01/bonino-e-mancini-fanno-saltare-con-un.html
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