Sono tornati dalla
gita sociale a Delhi, e ora che sono di nuovo a Roma i componenti dell'abbondante
delegazione bicamerale chiedono un incontro «al più presto» con i parlamentari indiani.
No, né voi né noi siamo impazziti, è il livello del governo Letta con il
fattivo contributo del Parlamento che ha toccato sulla vicenda dei marò il
confine del grottesco oltre che dell'immorale, e se non avevo dubbi sull'inutile
pantomima di un viaggio avvenuto per bieca propaganda, per salvare malamente la
faccia e in sospetto di elezioni, all'insegna del troppo poco e troppo tardi,
due anni di ritardo, a mani vuote, senza un solo progetto, una proposta
concreta, una agenda minima di incontri concordata in loco, ecco che la realtà
riesce ad essere peggiore delle previsioni. Eccovi il comunicato della
delegazione parlamentare italiana, diffuso dall'ambasciata d'Italia a New Delhi
al termine della visita dei 16 deputati e senatori. «I membri della delegazione
italiana» si legge «non hanno potuto incontrare i propri colleghi dato che il
Parlamento indiano in questi giorni non è in sessione e per la coincidenza
delle celebrazioni della Festa della Repubblica indiana».
«Essi hanno tuttavia
chiesto» prosegue la nota «che tali incontri con le Commissioni Esteri e Difesa
del Parlamento indiano possano svolgersi al più presto per avviare un dialogo a
livello parlamentare volto a favorire una soluzione equa ed onorevole del caso,
nell'interesse di due Paesi che hanno sempre tra loro mantenuto esemplari
legami di amicizia». La sede diplomatica ha poi reso noto che «a Nuova Delhi, i
membri della delegazione hanno incontrato gli ambasciatori dei Paesi
dell'Unione Europea e di altri partner per sottolineare i riflessi internazionale
della vicenda, che coinvolge due militari italiani che, su una nave battente
bandiera italiana, erano impegnati in un'attività di contrasto alla pirateria
in acque internazionali».
Già, l'ambasciatore Ue
a New Delhi, un altro disinformato, a essere gentili.
Sentite che ha dichiarato,
sempre con due anni di ritardo: «La pena di morte per i due marò italiani
accusati dell'omicidio di due pescatori in India è fuori questione». Lo ha
detto l'ambasciatore dell'Ue a New Delhi, Joao Cravinho, alla stampa indiana.
«Il governo indiano ha assunto un impegno pubblico e noi ci atteniamo alla
parola data», ha spiegato. Certo, chi volete mai che abbia spiegato a cotanto
diplomatico che laddove vige la separazione di poteri, difficilmente il potere esecutivo
può prendere impegni per quello giudiziario, figuriamoci se a chiedere che
l'indagine la faccia la Nia ,
l'agenzia antiterrorismo che si occupa solo di reati passibili di condanna a morte,
è stato il ministero dell'Interno.
Sapete la verità?
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti illegalmente da due anni,
rispediti in India tira le minacce a loro e alle famiglie dal governo Monti,
snobbati e calunniati dal governo Letta, ora in procinto, con comodo della
campagna elettorale indiana, di essere giudicati come pirati mentre erano in
missione antipirateria, missioni che altri seimila marò continuano a svolgere
con gli stessi rischi, si sono ritrovati a incontrare senza poter dire quel che
hanno nel petto personaggi che hanno la faccia tosta di rilasciare le seguenti
dichiarazioni.
Fabrizio Cicchitto:
«Il ministero degli Esteri ha lavorato incessantemente, noi ci siamo mossi
quando sollecitati.
Che i marò ci abbiano ringraziato per averlo fatto
insieme ci riempie di gioia». Pier Ferdinando Casini: «Toccante, sono dei
ragazzi straordinari che vivono con grande dignità una condizione veramente
difficile». Una chicca davvero non richiesta, infine, dall'ambasciatore Daniele
Mancini, di recente immortalato mentre consegna un omaggio floreale al leader
nazionalista che vuole la pena di morte per i marò: «L'India è un Paese
difficile, ma che merita la considerazione dell'Italia».
Maria Giovanna Maglie liberoquotidiano
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