mercoledì 15 gennaio 2014

Il MAE Bonino tace sulla situazione "Marò" mentre De Mistura dice: "Presa iniziativa molto forte".

Marò, Italia presenta ricorso: "Corte Suprema offesa"

Un disastro provocato dall'uso della Polizia Nia.




Il ministro degli esteri indiano Salman Khurshid ha dichiarato oggi che "i due maro' italiani possono avere ecceduto nelle loro funzioni, ma non sono terroristi". In una intervista a Ndtv, Khurshid non ha esitato ad incolpare del "disastro" provocato dall'uso della polizia Nia e della legge per la repressione della pirateria, che prevede la pena di morte, l'ex sottosegretario agli Interni indiano, R.K.Shinde. l ministro Khurshid aveva a suo tempo inviato, a nome del governo indiano, una lettera al governo italiano assicurando che l'incidente che ha coinvolto Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non e' fra "i casi rarissimi" a cui in India puo' applicarsi la pena di morte. Nell'intervista odierna, dopo essersi lamentato della cattiva gestione della vicenda, ha osservato che "avremmo potuto semplicemente processarli e dire agli italiani che i loro maro' erano, o no, colpevoli"
"imbarazzanti" 2 anni per capi accusa   Il fatto che dopo due anni non vi siano ancora i capi d'accusa nella vicenda dei maro' è "imbarazzante". Lo ha detto oggi il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid. "Quando (l'Italia) mi dice che sono passati due anni e che ancora non ci sono i capi d'accusa - ha detto alla Ndtv - mi sento imbarazzato. Ma e' la complessità del nostro sistema che fa sì che non possiamo ottenere un processo veloce".
L'Italia ricorre alla Corte suprema indiana e invia una missione parlamentare a New Delhi per cercare di uscire dall'impasse sul caso dei marò e soprattutto per allontanare lo spettro di un rischio pena di morte per i due militari. Mentre il ministro della Difesa Mario Mauro, incontra alla Casa Bianca la responsabile della Sicurezza Nazionale Usa Susan Rice e assicura: "gli Stati Uniti continueranno a stare al nostro fianco per arrivare a una soluzione equa e sollecita della vicenda dei nostri fucilieri''.
Di fronte all'ennesimo rinvio per la presentazione dei capi di accusa nei confronti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, Roma ha dunque rotto gli indugi ed ha imboccato la strada di un appello urgente alla massima istanza indiana, organismo che fra l'altro ha sotto tutela i due fucilieri di Marina fino all'inizio del processo per la morte il 15 febbraio 2012 di due pescatori indiani al largo del Kerala.
Nel ricorso, ha appreso l'ANSA da fonte giudiziaria indiana, si sostiene che ''nel comportamento indiano e' configurabile una figura di offesa al massimo tribunale'' perche' per un anno non e' stato fatto nulla di quanto da questo raccomandato. Le indagini non si sono concluse, si dice, il processo non e' cominciato, e potrebbe essere applicata una legge antiterrorismo (Sua Act) che non e' fra quelle indicate dalla Corte Suprema. L'Italia chiede che "si presentino subito i capi d'accusa senza l'utilizzazione della legge antiterrorismo (SUA Act)", gia' esclusa dall'Alta Corte del Kerala, o in alternativa che "si autorizzino i marò a rientrare in Italia per attendere i tempi del processo indiano". La Corte Suprema, il massimo tribunale indiano, dovrebbe esaminare l'ammissibilità del ricorso italiano sul caso dei due marò "nei primissimi giorni della prossima settimana".
La doppia strategia messa in campo - politica, con l'invio della missione istituzionale bipartisan in India; e giuridica, con il ricorso alla Corte - concretizza così quella "iniziativa decisa e forte" che l'inviato del governo Staffan de Mistura aveva anticipato per "mettere fine all'impasse" che allunga a dismisura la prospettiva di rientro in Italia di Latorre e Girone.
Venerdì scorso il ministro dell'Interno indiano, Sushil Kumar Shinde, aveva chiesto ancora "due o tre giorni" per trovare una soluzione che permetta alla polizia investigativa Nia di presentare i suoi capi di accusa in modo giuridicamente solido. Ma oggi "fonti" citate dall'agenzia di stampa statale Pti hanno detto che ci vorrà altro tempo, valutando che un annuncio sarà fatto "probabilmente nei prossimi pochi giorni". La stessa agenzia ha peraltro rilevato che il ministero dell'Interno si trova in un "pasticcio" perché la Nia per statuto non può non utilizzare una legge indiana per la repressione della pirateria (il 'SUA Act') che prevede la pena di morte, mentre il governo indiano ha assicurato in modo formale all'Italia che il caso non è fra quelli "rarissimi" per cui tale pena è richiesta.
L'ANSA ha appreso da fonte affidabile che con il ricorso la difesa dei marò si propone di sollecitare una presa di posizione della Corte Suprema per ricordare solennemente agli investigatori ed al governo indiani che la legge che New Delhi utilizza per reprimere la pirateria marittima (appunto il SUA Act) non è fra gli strumenti (codici, leggi e convenzioni) indicati nelle sentenze del 18 gennaio e 26 aprile 2013 dallo stesso massimo tribunale per condurre l'inchiesta e permettere ad una Corte speciale di giudicare il caso.
Un'eventuale introduzione di questa legge, ha spiegato la fonte, "cambierebbe radicalmente lo scenario del processo, perché si tratta di uno strumento antiterrorismo", inapplicabile a personale militare imbarcato in funzioni di lotta alla pirateria. Il ricorso italiano tendente a sgomberare il terreno dallo spettro del 'SUA Act' e della pena di morte sarà esaminato in questi giorni dalla Corte Suprema ed una qualche presa di posizione, si è infine appreso, "dovrebbe arrivare intorno al 26 gennaio". Prima cioè dell'udienza fissata per il 30 gennaio dal giudice speciale Darmesh Sharma a cui la Nia ha cercato di trasferire la tutela dei marò, pur in assenza della formalizzazione dei capi di accusa contro di loro. E dopo l'annuncio del Movimento 5 Stelle dell'invio di una delegazione a New Delhi e del coinvolgimento dell'Unione europea - oggi il parlamento di Strasburgo ha applaudito all'unanimità l'appello lanciato in aula dall'eurodeputato Sergio Silvestris di Forza Italia - ora è lo stesso Parlamento italiano a muoversi per seguire da vicino la situazione. Sono stati i presidenti delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato ad annunciare l'invio di una delegazione "rappresentativa di tutti i Gruppi parlamentari" per visitare a New Delhi i due marò e incontrare i loro omologhi indiani.

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