mercoledì 1 gennaio 2014

La censura della Bonino. Dalla Farnesina arriva un altro cattivo esempio


La censura della Bonino
Il ministro radicale prima colpevolizza i nostri Marò, anziché andare in India a riprenderseli, e poi fa cancellare i commenti sgraditi su facebook
Facebook inchioda la Bonino e il suo “staff”. L’oggetto del contendere, nemmeno troppo virtuale, è il caso dei due marò. La vicenda di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre è ormai nota a tutti. Ed altrettanto note sono le dichiarazioni che, in questi giorni, il ministro degli Esteri ha incautamente rilasciato. Suscitando nel migliore dei casi stupore, nel peggiore indignazione.
Le gaffe della signora Bonino non sono però finite qui. Nella sua pagina, aperta in questi giorni sul principale social network e gestita da non meglio identificati collaboratori, molti utenti, contenti di avere la possibilità di confrontarsi con il titolare del dicastero della Farnesina, hanno chiesto ripetutamente, con toni più che rispettosi e tranquilli, di aprire una discussione sulla situazione dei fucilieri di marina da ormai 600 giorni detenuti in India. La risposta, assai meno serena delle domande, è stata la censura: i post infatti, ritenuti “off topic” (ovvero fuori argomento) sono stati cancellati. Viene da chiedersi quale sia la sede opportuna per parlare del più grosso problema di diritto internazionale che il nostro paese si sia trovato a dover gestire negli ultimi anni. E se è vero che domandare è lecito e rispondere è cortesia, forse è meglio, date le premesse, non porsi nemmeno la domanda.
Facendo un grosso sforzo di immaginazione, si può pensare che la signora Bonino si sia semplicemente espressa male. O si sia scelta collaboratori non perfettamente all’altezza con il loro compito. Volendo invece pensare male (e a pensar male, come dice la saggezza popolare, si fa peccato ma ci si indovina sempre), si può dire che la sorte di Girone e Latorre non sia ai primi posti nell’elenco delle nostre priorità.
Che nel nostro Pese regni una democrazia assolutamente imperfetta è evidente. Ed è altrettanto chiaro che i politici che ne sono l’espressione non siano proprio il massimo della correttezza e dell’acume. Ma che, ad andarci di mezzo, debbano essere due uomini che nell’Italia ci hanno creduto sul serio, questo fa veramente arrabbiare. Soprattutto se chi dovrebbe occuparsene li considera “off topic”.

cristina di giorgi

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