venerdì 3 gennaio 2014

Nemmeno in questa occasione si sente la voce del Capo dello Stato



Obiettiva e rispettosa, come il presidente Napolitano pretende che sia qualsiasi critica gli si osi rivolgere, non sono sicura di riuscire a presentarmi perché schiumo di rabbia, scandalizzata però sì per la leggerezza insopportabile del passaggio sui due marò contenuto nel discorso da posta del cuore e primo piano aggressivo giovanilistico di capodanno. Responsabilità politiche per la vicenda dolorosa che si avvia alla meta dei due anni non ne ho, abbiamo, sentito ammettere, come se il Colle nulla sapesse, meno contasse, come se la sciagurata gestione della vicenda l’avesse condivisa qualcun altro, come se non si fosse dovuto dimettere da ministro un uomo dignitoso e un servitore impeccabile dello Stato quale è Giulio Terzi. Napolitano ci ha informato in meno di due frasi che c’è un doveroso e indispensabile servizio di militari contro la pirateria, e lascio ai lettori immaginare come si sentano quelli che la missione la continuano a compiere dopo il caso Latorre Girone; poi ha detto la frasetta d’obbligo sulla speranza che ritornino presto. Apro e chiudo un’altra dolorosa parentesi: in Congo vivono nel pericolo italiani che erano andati a prendere dei figli regolarmente adottati. Per loro neanche la frasetta di circostanza. Perché le frasette di speranza e circostanza suonano odiose? Perché le autorità responsabili le pronunciano con la stessa leggerezza e senso di distanza con le quali potrebbero esprimersi dei comuni cittadini. E’ insopportabile.

La verità? Non si è sentita la voce del Capo dello Stato, del Capo delle Forze Armate, del Garante della Costituzione. Nessun commento sulla sorte dei due ragazzi e nessuna parola sul fatto che due militari italiani suoi dipendenti nella scala gerarchica, siano costretti a subire un giudizio da un organo giudicante che non né ha alcun diritto, che rischino perfino una condanna che l’Italia ripudia come la pena di morte. Non è solo morale l’obbligo del Comandante Supremo delle Forze Armate,diventa una responsabilità oggettiva se è anche il Garante della Costituzione, se deve vigilare sulla sua corretta applicazione anche per gli obblighi da onorare in caso di estradizione. Questi vincoli non sono stati rispettati nel momento che il 21 marzo dell’anno appena finito una serie di discutibili decisioni ha obbligato a riconsegnare a Delhi i due militari italiani per essere giudicati su un reato per il quale l’ordinamento giudiziario indiano prevede la pena capitale. Qualcuno si è messo sotto i piedi quanto previsto dal Codice Penale italiano, dalla Costituzione e da precise sentenze della Suprema Corte. Qualcuno dovrebbe risparmiarci la scena pietosa del dispiacere ostentato per due galantuomini servitori dello Stato finiti nelle grinfie di un intreccio disgustoso tra affari e stupidità politica. Gli affari sono fondamentali, richiedono un’intelligenza che qui non si è vista, guai a invocarli a sproposito.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone furono sequestrati con l’inganno dalle autorità indiane, su mandato del tribunale del Kerala, Stato assai amico dei pirati, con l'accusa di aver ucciso a colpi di fucile due pescatori dal ponte della petroliera italiana Enrica Lexie, sulla quale erano imbarcati con il compito di fare servizio anti antipirateria. I colpevolisti di sinistra di casa nostra, i liberal dell’Unione Europea i due governi succedutisi, tutti hanno contribuito con l’eccezione del discorso di dimissioni di Terzi alla Camera, discorso altissimo spacciato per tradimento da piccoli uomini come l’attuale premier,hanno sempre negato che quella storia è stata poco chiara e poco pulita dal primo momento. Non c’è mai stata infatti una seria inchiesta giudiziaria, le ricostruzioni delle autorità indiane e i loro comportamenti sono sospetti, l’Italia le ha fino a ieri prese troppo passivamente per buone, hanno pesato giustificatamente ma non per questo meno volgarmente questioni mai ammesse di appalti multimilionari in ballo tra le aziende italiane nel settore della difesa e della cantieristica e il governo indiano. Avete presente la storiaccia di Finmeccanica, le mazzette scontate ai vertici militari indiani per un acquisto di elicotteri militari, il tentativo sfacciato di ottenere prezzi stracciati in cambio dei due ostaggi, infine la cancellazione frettolosa del contratto con tanto di finto stupore a Delhi, il viaggio immediato del presidente francese Francois Hollande in veste di sciacallo? Leggetevi la cronaca di oggi, l’India che ci ha fregato però accette un arbitrato internazionale, segno che gli arbitrati erano, sono, possibili.

 Il comandante della petroliera Enrica Lexie, l’equipaggio e lo stesso armatore hanno sempre sostenuto che al momento dei fatti la nave si trovava in acque internazionali, ad oltre 30 miglia dalle coste del Kerala. L’India non aveva comunque titolo per trattenere i due militari italiani perché secondo la convenzione di Montego Bay del 1982 «uno stato non può fermare o abbordare navi battenti bandiera straniera». Il comandante della Guardia Costiera dell’India occidentale ha attirato la Enrica Lexie nel porto di Kochi con l’imbroglio. Nei verbali della polizia e della Guardia Costiera di Kochi è scritto chiaramente che il peschereccio St. Antony con le due vittime a bordo è rientrato in porto alle 18:20. A quell’ora c’era ancora il sole. Ma i filmati delle televisioni locali sono stati girati alle 22:30, piena notte, basta controllare su YouTube. Il peschereccio è finito misteriosamente affondato poche settimane dopo, dunque addio a nuovi rilievi. Cremati i corpi dei due pescatori,l’autopsia descrive un proiettile di un calibro riferibile al 7,62 x 54, di fabbricazione sovietica, totalmente diverso dunque dal 5,56 x 45 adottato dalle forze armate della Nato, Italia compresa. Invece nella perizia conclusiva depositata in tribunale si cita a sorpresa il nuovissimo fucile d’assalto Arx 160, che è sì in dotazione sperimentale alle forze speciali italiane, ma non ai fucilieri del San Marco, che usano i più vecchi Ar 70/90.

 Sotto riflettori e critiche è finito subito il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che ha spedito laggiù Staffan De Mistura, ora trionfalmente confermato e riconfermato da Letta, e ritenuto un nemico perché amico del Pakistan, di certo un personaggio fiacco, ma la responsabilità del premier e del ministro della Difesa erano enormi, come imbarazzante è apparso il silenzio del Quirinale. Remissivo, conciliante, perfino timoroso,il governo italiano in Kerala ha fatto solo danni. Subito e senza pretendere nulla in cambio ha versato dieci milioni di rupie alle famiglie dei pescatori uccisi, decisione questa presa in prima persona dal ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, che è un ammiraglio ma certo da militare non si è comportato, e interpretato naturalmente dai media indiani come una ammissione di colpa. Subito sono stati pagati 30 milioni di rupie per il rientro in patria della Enrica Lexie. Mai è stata presentata una controperizia, e così ha contato solo quella dell’accusa. Veniamo al disastro internazionale. Il governo Monti come quello Letta non si è fatto sentire né all’Unione Europea né alle Nazioni Unite, tantomeno con gli Stati Uniti, rinunciando a occasioni pubbliche come l’Assemblea annuale dell’Onu, non utilizzando lo strumento della partecipazione alle missioni internazionali per chiedere in cambio un intervento contro le palesi violazioni del Diritto Internazionale da parte indiana. Poi è arrivata la Bonino, ministro del Colle, e le cose sono andate anche peggio.
Ecco perché la citazione nel discorsetto di fine anno è così tanto inopportuna, un insulto, direi.
(di M. G. Maglie Fonte).

Nessun commento:

Posta un commento

Rotterdam - Disinformazione democratica

    Rotterdam - Disinformazione democratica Nei giorni scorsi tutte le televisioni (ad iniziare dal TG di SKY) e i giornali (e non soltanto...