Carmine
Schiavone, già elemento di spicco del clan dei casalesi e poi pentito di
camorra, nel 1997 davanti alla Commissione parlamentare ecomafie pronunciava
parole terribili : “…Tra
vent'anni saranno tutti morti”.
Quel giorno Schiavone si
riferiva agli abitanti della Campania specificando che nel periodo dal 1995 al
1997. «A Villa Literno, che era di mia competenza - spiega ancora - ho fatto io
stesso l'amministratore comunale. Abbiamo candidato determinate persone al di
fuori di ogni sospetto, persone con parvenze pulite e abbiamo fatto eleggere
dieci consiglieri, mentre prima ne prendevamo tre o quattro. Un seggio lo hanno
preso i repubblicani, otto i socialisti e uno i comunisti….”.
Amministrazioni locali
asservite alla malavita, pronte a garantire che i clan locali potessero
realizzare affari da 600-700 milioni di lire al mese trattando lo smaltimento
illegale di rifiuti tossici. Un affare che di lì a poco avrebbe provocato la
devastazione di migliaia di ettari di terreno destinato ad ospitare sotterrati
veleni di ogni genere.
In quella occasione,
Schiavone pronunciò una profezia destinata a diventare tragica realtà :
“nel giro di vent'anni potranno morire tutti”. Una sentenza senza appello
emessa da un ex boss della malavita che riguardava tanti centri del casertano;
Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno ed altri i cui abitanti
sarebbero stati destinati ad essere colpiti dagli effetti venefici dei
rifiuti tossici. Veleni che non venivano nascosti solo in provincia di Caserta
ma che secondo la confessione sarebbero stati interrati lungo tutto il
litorale Domitio e sversati anche nel lago di Lucrino, specchio d'acqua che si
trova nell'area flegrea, in provincia di Napoli.
I Verbali
furono segretati e tali rimasero fino a quando il 31 ottobre 2013, la
Presidente della Camera Boldrini con innegabile elevato senso etico, ha
declassificato il documento motivando la decisione “Lo dovevamo in primo luogo ai
cittadini delle zone della Campania devastate da una catastrofe ambientale
cosciente e premeditata: cittadini che oggi hanno tutto il diritto di conoscere
quali crimini siano stati commessi ai loro danni per poter esigere la riparazione
possibile”.
Un
provvedimento attuato a distanza di 16 anni da quando Schiavone riferì alla
Commissione, che dimostra un elevatissimo senso dello Stato della
Presidente Boldrini ma che nello stesso tempo induce molti interrogativi
sul perché una dichiarazione di tanta rilevanza per la salute dei cittadini
fosse stata classificata segreta senza dar seguito nemmeno ad una minima
attività investigativa per riscontrare le dichiarazioni del pentito di camorra.
Nessun
minimo dubbio da parte dell’allora Presidente della Camera Violante, peraltro
ex magistrato, né tantomeno di Giorgio Napolitano all’epoca
Ministro degli Interni e per il Coordinamento della Protezione Civile nel
Governo presieduto da Romano Prodi.
Da allora
sono trascorsi 16 anni ed improvvisamente, il Presidente della Repubblica
ripensa a quei fatti e forse si rende conto che lui in quel momento
responsabile della sicurezza interna dello Stato e della Protezione Civile
doveva in qualche modo opporsi alla segretazione di dichiarazioni rilevanti
rilasciate da un personaggio di spicco della malavita locale.
Un’opposizione
accompagnata da l’immediato inoltro di informative di reato alle Procure
competenti ed avvio di indagini specifiche di cui non doveva rendere
conto a nessuno quale titolare del Dicastero degli Interni. Azioni che se
impedite da altre ingerenze non potevano che portare ad una decisione
dell’interessato, le dimissioni da Ministro.
Nulla di
tutto al momento dei fatti, solo dopo 16 anni un inaspettato interesse, come se
l’ex Ministro degli Interni ora Presidente della Repubblica avesse
improvvisamente solo ora preso conoscenza dei fatti. Un’espressione di
vicinanza a tutti coloro che da sedici anni respirano aria malsana espressa
attraverso una lettera indirizzata al parroco di Caivano, impegnato da sempre a
farsi portavoce della indigenza sociale ed ambientale di quelle che oggi
improvvisamente sono chiamate “terre dei fuochi” .
Il 3 gennaio, dopo tre mesi da un primo
appello del sacerdote, il Presidente Napolitano scrive a Don Patriciello. Roma, 3
gen. (Adnkronos) - "La serietà del fenomeno non può permettere di
abbassare la guardia''. "Vorrà credere nel mio costante impegno a
sollecitare, a tutti i livelli di governo, gli interventi necessari, compresa
la vigilanza sul buon andamento delle misure e degli investimenti da
effettuarsi e, non appena sarà possibile disporre di ulteriori risorse, mirate
misure compensative del danno subito dalle vittime". "Ho riascoltato
con rinnovata commozione, dopo le drammatiche notizie che Lei stesso mi ha
voluto rappresentare in Prefettura a Napoli nell'incontro del 29 settembre
scorso, il grido accorato delle madri dei bambini colpiti da gravi patologie
tumorali, ricondotte al criminale inquinamento dei vostri territori della
Campania - esordisce il Presidente nella missiva -. Le rinnovo, perché se ne
faccia portavoce verso le famiglie interessate, la mia intima partecipazione al
loro dolore, confidando che non abbandonino la fiducia nell'impegno delle
istituzioni, reso più coeso e credibile anche grazie alla partecipazione attiva
della rete di comitati e singoli cittadini che non si contentano di denunciare
i crimini subiti, ma sostengono con le loro iniziative le operazioni di
monitoraggio e di bonifica dei siti".
"Ho affrontato
l'argomento in varie occasioni - ricorda Napolitano - sia in ripetuti contatti
con competenti autorità locali sia sollecitando, presso le autorità
governative, l'adozione di provvedimenti adeguati alle necessità più urgenti
riscontrate alla luce di elementi emersi di recente….”.
Non specifica, però, nel
dettaglio né chiarisce perché in quel lontano ottobre 1997 come Ministro degli
Interni non promosse immediate indagini atte ad accertare la veridicità e la
rilevanza delle dichiarazioni di Schiavone né ci dice se in quel momento ebbe
in qualche modo un ruolo, come responsabile del Dicastero deputato alla
sicurezza nazionale ed alla Protezione Civile, nel decidere le segretazione
delle dichiarazioni del pentito di camorra.
Offre,
però, generosamente al parroco la sua disponibilità "a ricevere nei
prossimi giorni da lei un aggiornamento sulle sue valutazioni circa esigenze e
istanze della popolazione".
Un altro
mistero italiano di una gravità enorme , una tragedia annunciata che invece di
essere affrontata immediatamente fu al momento ignorata e classificata
“segreta”, quasi fosse un argomento sensibile per la sicurezza nazionale.
Un atto su
cui dovrebbe essere fatta luce sul piano anche giudiziario in quanto materia
che non può essere solo liquidata con ipotesi di risarcimento a coloro che ne
hanno patito le conseguenze, inaccettabile dopo che lo Stato ha deciso
sedici anni orsono di chiudere il fascicolo in cassaforte ignorandone i
contenuti.
Una
tragedia che oggi potrebbe ripetersi se fosse avvalorata la notizia annunciata
dalla Ministro Bonino sulla disponibilità italiana di concedere in uso
porti italiani alle navi destinate a trasportare aggressivi chimici militari
recuperati dagli arsenali siriani, fra cui il letale gas nervino Sarin.
Agenti di
elevata tossicità per l’uomo ed alto tasso di inquinamento se dispersi
nell’ambiente marino o terrestre e con i quali molti italiani sarebbero
costretti a convivere senza che, almeno per quanto reso noto, il Parlamento e
le Autorità locali abbiano condiviso le decisioni della Responsabile degli
Esteri o del Presidente del Consiglio.
Si spera
che il problema non sia affrontato secondo una “italica maniera”, preparando
una lettera di cordoglio, di vicinanza e sgomento da indirizzare all
popolazioni che potrebbero essere coinvolte in incidenti gravi per la
presenza di materiale tossico ad elevatissima letalità.
Fonti :
http://fernandotermentini.over-blog.com/2014/01/la-terra-dei-fuochi-una-tragedia-annunciata.html
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