L'avvocato dell’ex Agusta Spagnolini chiede di sentire come teste il ministro indiano della Difesa
BUSTO ARSIZIO 19 Giugno 2013 - Continua «il confronto» diplomatico tra India e
Italia. E si arricchisce di un nuovo capitolo che rischia di allungare i
tempi o in ogni caso di gettare altro sale sulla ferita aperta dei due
“Marò”, i nostri militari Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
bloccati a Nuova Delhi, in attesa di capire quale sarà loro destino dal
punto di vista legale, dopo la morte di due pescatori che viene loro
contestata. L’inizio del processo di Busto Arsizio all’ex presidente e
amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi, infatti, vede
alla prima udienza la richiesta – da parte della difesa degli ex vertici
indagati – di sentire come testimone Arackaparambil Kurien Antony,
ministro della Difesa indiano da quasi otto anni. «Questione che di
certo non aiuta a rasserenare il clima: gli indiani sono già molto
arrabbiati per essersi trovati in questa vicenda di tangenti,
figuriamoci vedersi testimoni a Busto Arsizio» commenta con amarezza una
fonte diplomatica italiana a Linkiesta.
Anthony, infatti, non è un ministro qualunque. Oltre
ad aver seguito tutta la trafila della commessa dei 12 elicotteri di
Agusta Westland (del gruppo Finmeccanica), è considerato tra i più
intransigenti nella vicenda dei marò, tra coloro che a fine marzo
plaudirono al ritorno in India dei due militari italiani «grazie alla
linea dura» della Corte Suprema e del governo indiano. Massimo Bassi,
avvocato dell’ex amministatore delegato di Agusta Bruno Spagnolini
– indagato con l’ex ad Orsi per corruzione internazionale e frode
fiscale – ha chiesto di convocarlo per spiegare i dettagli della gara
d’appalto per gli elicotteri AW 101 del 2006, da cui sarebbe scaturita
poi la tangente da 50 milioni di euro sulla maxi-commessa da 500.
Che la situazione tra India e Italia sia delicata lo segnala anche la decisione da parte del governo indiano di costituirsi parte civile nel processo insieme all’Agenzia delle entrate indiana: la richiesta rivolta agli imputati è di un risarcimento da circa 8 milioni di euro per i danni d’immagine che la vicenda ha procurato. Insomma, l’incrocio inizia a farsi molto complesso. E la matassa diplomatica più che mai intricata da sbrigliare. L’avvocato Loriana Corsi, inviata dall’ambasciata indiana di Roma, a presentare le richieste del governo di Manmohan Singh, si limita a dire «di non avere ancora autorizzazione a parlare». Del resto, già oggi nell’aula di Busto Arsizio erano presenti alcuni diplomatici indiani e persino una giornalista, Vaiju Naravane del The Hindu.
Di certo c’è che nei prossimi mesi l’India sarà sempre più coinvolta nella vicenda. La scelta del governo indiano di costituirsi parte civile ha sorpreso difesa e accusa. Ma gli indiani un risultato l’hanno raggiunto, dopo le indiscrezioni sui presunti dossier richiesti a Roma nei mesi scorsi: avranno accesso agli atti del processo. Più di 110mila pagine contenute in tre dvd che adesso potranno richiedere alla cancelleria del Tribunale di Busto Arsizio.
Dentro ci sono le intercettazioni che riguardano Orsi e Spagnolini, la valigetta «dei sogni» di Guido Ralph Haschke, l’intermediario svizzero che trattò la commessa per i 12 elicotteri, e soprattutto la parte legata all’ex capo dell’aviazione Shashindra Pal Tyagi e ai suoi cugini (JulieTyagi, Docsa Tyagi and Sandeep Tyagi) che – secondo l’accusa – avrebbero ricevuto somme di denaro (circa 100mila euro) da Orsi affinché la vendita dei 12 elicotteri andasse in porto.
Non solo. Le difese di Spagnolini e Orsi hanno già fatto richiesta di rogatoria per avere il bando di gara indetto nel 2006 in India e soprattutto l’interrogatorio di Tyagi e dei cugini del 6 marzo scorso di fronte il Central Bureau of Investigations, sorta di servizio segreto indiano. E poi c’è una lista lunghissima di teste richiesti dalla difesa e dalla accusa. Amodio che difende Orsi ha convocato tra gli altri sia lo stesso Tyagi, sia Jimmi Bathia, già Comandante Capo dell’Aeronautica Militare indiana, ora editorialista della rivista India Strategic. E poi ancora Ratan Tata, amministratore delegato del gruppo Tata, leader del mercato automobilistico mondiale che dovrebbe intervenire sull’attività professionale svolta da Orsi sul mercato mondiale per la commercializzazione dei prodotti Agusta Westland.
Nel marzo del 2013, quando i due militari tornarono in Italia in congedo per Pasqua, si parlò molto di «scambi» e «tensioni» tra le vicende Marò e Finmeccanica. Anzi: ci fu chi tirò in ballo tutto il comparto di interscambio delle imprese italiane in India: un giro d’affari da circa 8,5 miliardi di euro che – a quanto pare – sarebbe stato in bilico dopo le tensioni sul mancato ritorno di Latorre e Girone a Nuova Dehli. Poi i due Marò ritornarono in India. Ora la fase è di stallo. Adesso un ministro è stato chiesto come testimone al processo Finmeccanica: davvero troppa carne al fuoco.
(Fonte)Che la situazione tra India e Italia sia delicata lo segnala anche la decisione da parte del governo indiano di costituirsi parte civile nel processo insieme all’Agenzia delle entrate indiana: la richiesta rivolta agli imputati è di un risarcimento da circa 8 milioni di euro per i danni d’immagine che la vicenda ha procurato. Insomma, l’incrocio inizia a farsi molto complesso. E la matassa diplomatica più che mai intricata da sbrigliare. L’avvocato Loriana Corsi, inviata dall’ambasciata indiana di Roma, a presentare le richieste del governo di Manmohan Singh, si limita a dire «di non avere ancora autorizzazione a parlare». Del resto, già oggi nell’aula di Busto Arsizio erano presenti alcuni diplomatici indiani e persino una giornalista, Vaiju Naravane del The Hindu.
Di certo c’è che nei prossimi mesi l’India sarà sempre più coinvolta nella vicenda. La scelta del governo indiano di costituirsi parte civile ha sorpreso difesa e accusa. Ma gli indiani un risultato l’hanno raggiunto, dopo le indiscrezioni sui presunti dossier richiesti a Roma nei mesi scorsi: avranno accesso agli atti del processo. Più di 110mila pagine contenute in tre dvd che adesso potranno richiedere alla cancelleria del Tribunale di Busto Arsizio.
Dentro ci sono le intercettazioni che riguardano Orsi e Spagnolini, la valigetta «dei sogni» di Guido Ralph Haschke, l’intermediario svizzero che trattò la commessa per i 12 elicotteri, e soprattutto la parte legata all’ex capo dell’aviazione Shashindra Pal Tyagi e ai suoi cugini (JulieTyagi, Docsa Tyagi and Sandeep Tyagi) che – secondo l’accusa – avrebbero ricevuto somme di denaro (circa 100mila euro) da Orsi affinché la vendita dei 12 elicotteri andasse in porto.
Non solo. Le difese di Spagnolini e Orsi hanno già fatto richiesta di rogatoria per avere il bando di gara indetto nel 2006 in India e soprattutto l’interrogatorio di Tyagi e dei cugini del 6 marzo scorso di fronte il Central Bureau of Investigations, sorta di servizio segreto indiano. E poi c’è una lista lunghissima di teste richiesti dalla difesa e dalla accusa. Amodio che difende Orsi ha convocato tra gli altri sia lo stesso Tyagi, sia Jimmi Bathia, già Comandante Capo dell’Aeronautica Militare indiana, ora editorialista della rivista India Strategic. E poi ancora Ratan Tata, amministratore delegato del gruppo Tata, leader del mercato automobilistico mondiale che dovrebbe intervenire sull’attività professionale svolta da Orsi sul mercato mondiale per la commercializzazione dei prodotti Agusta Westland.
Nel marzo del 2013, quando i due militari tornarono in Italia in congedo per Pasqua, si parlò molto di «scambi» e «tensioni» tra le vicende Marò e Finmeccanica. Anzi: ci fu chi tirò in ballo tutto il comparto di interscambio delle imprese italiane in India: un giro d’affari da circa 8,5 miliardi di euro che – a quanto pare – sarebbe stato in bilico dopo le tensioni sul mancato ritorno di Latorre e Girone a Nuova Dehli. Poi i due Marò ritornarono in India. Ora la fase è di stallo. Adesso un ministro è stato chiesto come testimone al processo Finmeccanica: davvero troppa carne al fuoco.
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