martedì 16 luglio 2013

Le prove (con orari e colori) dell’innocenza dei due Marò

L’“Approach pirate attack” e le chiglie simili. Lo scoop ignorato di Capuozzo




Lo scoop realizzato da Toni Capuozzo su “Mezzi toni”, la sua rubrica di Tgcom24, è stato accolto dal silenzio di chi si occupa, istituzionalmente e non, della vicenda dei Marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Lo scoop riguarda l’innocenza dei due fucilieri della marina relegati in India da oltre cinquecento giorni. L’incidente tra la Enrica Lexie e il peschereccio St. Anthony, in cui perdono la vita due pescatori, sarebbe avvenuto alle ore 16,25 locali e a circa venti miglia dalle coste indiane. Nel messaggio originale, in cui viene segnalato un “Approach pirate attack”, si parla genericamente di una imbarcazione rilevata dal radar di bordo che si dirigeva verso il cargo italiano fino a invertire la rotta dopo l’intervento di dissuasione dei nostri militari con colpi sparati in acqua. Nessuno ha mai parlato di un peschereccio e in effetti è impensabile condurre un’azione di pirateria con un battello che non supera gli otto-dieci nodi di velocità. Dopo tale segnalazione, per cinque ore non accade più nulla. Il tutto si rianima, con una escalation che ha dell’incredibile, dopo il rientro, alle 23,20, del St. Anthony nel porticciolo di Neendakara con a bordo i corpi di due pescatori rimasti uccisi in un conflitto a fuoco. Ad attenderlo ci sono varie emittenti televisive e, naturalmente, la polizia. Poco dopo l’armatore e comandante del peschereccio, Freddy Bosco, rilascia un’intervista televisiva in cui dichiara che l’incidente è avvenuto verso le 21,30, sempre ora locale.

E così quella sera del 15 febbraio 2012 la guardia costiera indiana si ritrova sul tavolo l’incidente subìto dalla nostra nave alle 16,30 e la denuncia inoltrata tramite radiotelefono da un peschereccio poco dopo le 21,30, che parla di un incidente con un bastimento mercantile e di due pescatori morti. Ed ecco che due fatti avvenuti in orari e luoghi diversi diventano uno solo: la Lexie viene collegata direttamente alla morte dei due pescatori nonostante le dichiarazioni del comandante del St. Anthony e le comunicazioni via radiotelefono collochino l’evento intorno alle 21,30. Intanto alle 22,20, all’organizzazione marittima internazionale, giunge un messaggio dalla nave greca Olympic Flair, che segnala di aver subìto un “Approach pirate attack” da due imbarcazioni. Il messaggio lo riceve anche la guardia costiera indiana che, ora, è in possesso di tre segnalazioni: quello della Lexie delle 16,25, del peschereccio che denuncia la morte di due pescatori alle 21,30, della petroliera greca per un attacco pirata avvenuto prima delle 22,20. Gli orari indicati dalla Olympic Flair e dal peschereccio via radiotelefono coincidono. Eppure le autorità indiane, spasmodicamente concentrate a dare la caccia alla Lexie, trascurano tale coincidenza e la lampante evidenza dei fatti. Cosa hanno in comune la nave greca e quella italiana? Il colore nero e rosso della chiglia descritto dai superstiti del St. Anthony. Un colore che fa comodo a coloro che stanno intessendo la trappola ai danni del cargo italiano, l’unico che si sta dirigendo nel porto di Cochi, mentre quello greco, nero e rosso anch’esso, viene lasciato libero di proseguire.

Il silenzio istituzionale italiano
E’ quindi probabile che sia andata come hanno raccontato Latorre e Girone: l’imbarcazione che si era avvicinata all’Enrica Lexie era troppo veloce per essere il St. Anthony. Cinque ore dopo sarà la petroliera greca a essere attaccata da due barchini. E’ sceso il buio e il St. Anthony, che si trova nella stessa zona, viene preso nel mezzo del conflitto a fuoco che ne scaturisce. Dopo un anno dal fatto si è potuto accertare la presenza a bordo dell’Olympic Flair di contractor della società greca Diaplous, dotati di armi e proiettili di calibro Nato. Davanti alle menzogne delle autorità indiane e a prove tanto palesi è incredibile che quasi mai si sia parlato della innocenza dei due Marò.
 (Fonte)

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