martedì 9 luglio 2013

LO STILE DI ANTONIO PAPPALARDO

MARO' - E adesso che abbiamo scoperto che non sono stati 
i due Marò a sparare, ma potrebbero essere stati alcuni militari 
di altri Stati, che non esitano a sparare addosso a chicchessia 
si avvicini troppo alle loro navi mercantili, che facciamo ???

Cominciamo a sputare in faccia a coloro che troppo sbrigativamente li hanno fatti ritornare in India ???
Seppure lo volessimo, non potremmo farlo, perché occorrerebbe tanta di quella saliva, che un comune mortale non può possedere. Solo un dio greco, Marte, Mercurio e, perché no, anche Caronte, il vile traghettatore delle anime nel regno dei morti, può averne così tanta da colpire tutti quei traditori, perché sono tali, che non hanno difeso, prima che quei ragazzi, l’onore della nostra Patria.
E i traditori non sono solo quei politici che si sono calate le brache, ma anche e soprattutto quei vertici militari e della Rappresentanza Militare, che sono rimasti a guardare. Tanto il sedere non era il loro.
Un giorno, credetemi, tutti costoro saranno giudicati e non dai magistrati, che oggi li proteggono, mente mandano in galera qualche delegato perché non ha compilato bene il foglio di viaggio.
Taluni vertici hanno ormai messo la faccia sotto terra. Tanto “che gli è frega”. Con tutti quei soldi che guadagnano, possono perdere anche la loro dignità, se mai ne hanno posseduta una.
Che bravi i vertici dei militari dell’Egitto che, quando insorge il popolo, si schierano al suo fianco e cacciano via un Presidente che non ha mantenuto gli impegni assunti con il popolo!
Se avessero fatto nel tempo il loro dovere i nostri vertici, le carceri italiane sarebbero piene di politici e di mafiosi. Trovandosi tutti nello stesso luogo, avrebbero fatto meno fatica a fare le loro trattative.
Noi in Sicilia abbiamo scritto una lettera al Capo dello Stato dicendogli che è partito il processo dell’autodeterminazione del popolo siciliano. Il Presidente Napoletano ci ha risposto. Molto cortesemente.
Noi abbiamo replicato in tal modo:
“Ella, dopo aver dichiarato di non poter accettare la nostra richiesta di essere da Lei ricevuti, rappresentando Ella l’unità nazionale, ha però precisato che “la strada efficace per liberarsi da interessi particolari, riscoprire l’interesse generale e poter contare di più contro le lobby finanziarie internazionali non sia la frammentazione delle sovranità nazionali, ma solo un rafforzamento delle istituzioni statali e comunitarie di una sempre maggiore integrazione dell’Europa”.
Ci conforta il fatto che Ella stessa abbia rilevato che l’Italia è afflitta da interessi particolari e da attività di lobby finanziarie internazionali, che la nostra classe dirigente politica non solo non è stata capace di contrastare, ma addirittura ha favorito con comportamenti conniventi inqualificabili.
Lei ci suggerisce di rafforzare le istituzioni nazionali e comunitarie per abbattere questo sistema perverso di potere, e non di frammentarle.

Signor Presidente, qualche giorno fa mi sono recato nella località dove è stato ucciso, in un conflitto a fuoco con i Carabinieri, Antonio Canepa, che i Siciliani ricordano come un fervente patriota, che ha difeso la dignità e l’autonomia della propria terra.
Mi sono fermato a meditare davanti al cippo, che commemora il fatto.
Entrambi, Carabinieri e Antonio Canepa, hanno fatto il loro dovere: i primi nel difendere, in obbedienza ai loro rigidi regolamenti, un ordine costituito, comunque imposto da una classe dirigente politica che aveva paura di confrontarsi democraticamente e pacificamente con un popolo, più volte tradito perché mandato a morire in guerre colonialiste e di potere e sottoposto a regimi dittatoriali, che mai hanno fatto parte della cultura isolana; il secondo, perché, rilevato lo stato di sofferenza e di prostrazione del popolo siciliano, non ha esitato a imbracciare le armi per difendere la sua terra da uno Stato divenuto oppressivo.
Di recente, si è giunti a giustificare coloro che hanno militato sotto la Repubblica di Salò, perché ritenuti comunque in buona fede nella difesa di valori in cui credevano.
Dei Caduti siciliani nessuno, né a livello nazionale né regionale, ha mai speso una parola. Eppure, quando lottavano, erano nel giusto!
I primi traditori sono quei parlamentari siciliani, che ottenuti i consensi del popolo isolano, chinano il capo a leader politici del Nord, e dimenticano i loro doveri verso i propri rappresentati.
Ma noi del Movimento “Unione dei Siciliani” non dimenticheremo quegli uomini coraggiosi che, seppur consapevoli di soccombere di fronte a forze schiaccianti, non hanno esitato a combattere e a morire per i loro ideali.
Lei si dichiara rappresentante dell’unità nazionale. Dedichi una giornata questi splendidi giovani, che non hanno nulla di che invidiare a Goffredo Mameli.
Noi siamo dell’avviso che questo sistema politico si è talmente incancrenito che non sono sufficienti i metodi che Lei auspica, per liberarsi di questo cancro.
Noi avvertiamo la sua sofferenza quando continua a strigliare questo sistema politico, sordo ad ogni reale ed efficace cambiamento.
Lei di recente ha parlato di stimoli.
Ci creda, Signor Presidente, gli stimoli non bastano.
L’Italia è una terra di terremoti e solo una scossa tellurica di rilevante magnitudine può riformare un Paese ormai vecchio e logoro.
Uno Stato Indipendente in Sicilia, all’interno di un Repubblica Federale e degli Stati Uniti d’Europa, Isola della Pace e Giardino ecologico, può far conseguire non solo all’Italia, ma a tutto il Continente, quel salto di qualità di cui ha bisogno, per rinnovare istituzioni politiche, sociali ed economiche che continueranno a devastare l’Italia se non ricevono un perentorio “ALT”.
Non rifiuti il nostro invito di essere ricevuti da Lei. Noi rappresentiamo quella cultura e quei valori del territorio, che sono stati ignorati e disprezzati per interessi particolari, come dice bene Lei.
In attesa della risposta del Presidente della Repubblica, noi ci rivolgiamo al popolo siciliano e italiano perché faccia giustizia !

Antonio Pappalardo

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