giovedì 4 luglio 2013

La vittoria di Pirro


DAL BLOG DI FERNANDO TERMENTINI
http://fernandotermentini.blogspot.it/

Una battaglia vinta a un prezzo troppo alto per il vincitore è generalmente definita “una vittoria di Pirro”. Un detto che si richiama a re Pirro dell'Epiro, che sconfisse i Romani a Eraclea e Ascoli Satriano,  rispettivamente nel 280 a.C. e nel 279 a.C.,sostenendo perdite così alte da essere in ultima analisi incolmabili, e condannando il proprio esercito a perdere la guerra pirrica.

 Il termine “vittoria di Pirro” è entrato nell’uso comune anche se  associato a una battaglia militare per rappresentare, in analogia,  situazioni in cui apparentemente si è raggiunta un successo  ma di fatto il prezzo pagato è talmente alto che l’aver vinto non ha significato e potrebbe anche rappresentare una sconfitta anziché una vincita. 

Un concetto valido  negli affari, nella politica, nella giurisprudenza o nello sport per descrivere una lotta dove il vincitore ne esce sostanzialmente male conseguendo una popolarità più apparente che reale e concreta.  

La più clamorosa vittoria di Pirro dell’era moderna è quella che si accinge a vincere l’Italia per ottenere che l’India restituisca due cittadini italiani indebitamente tenuti in ostaggio da 500 giorni.

Una successo ottenuto rinunciando alla propria dignità nazionale, senza avvalersi di ricorrere ad arbitrati terzi come quello internazionale, perché fosse garantito quanto il Diritto Internazionale prevede, ma accettando, invece,  che uno Stato Terzo prevarichi regole universalmente riconosciuto e mai disattese nel corso della Storia.

Immunità diplomatica, immunità funzionale, concetto di acque internazionale, garanzie di difesa dell’imputato sono solo alcuni dei diritti che l’India sta negando all’Italia, il tutto sotto lo sguardo disattento delle Istituzioni, di un’Unione Europea sempre più holding economica e non Federazione di Stati e delle Nazioni Unite  più interessate ad assecondare Delhi anche a danno di antiche e consolidate democrazie come quella italiana.

Probabilmente Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in un modo o nell’altro, faranno a breve rientro in Italia, magari dopo essere stati condannati da un tribunale che non ha il diritto di esercitare nei loro confronti l’azione penale avendo riconosciuto  la stessa Suprema  Corte di Delhi che gli eventi forzatamente attribuiti ai due marò italiani sono avvenuti in acque internazionali.

Sono certo che qualcuno si stia preparando a brindare al successo proponendosi all’opinione pubblica come il “salvatore della Patria” , un maestro nelle mediazioni internazionali ma che, invece, sarà un perdente come lo fu Pirro ad Eraclea.

In una mediazione internazionale, infatti, non si può definire successo l’aver ottenuto il rilascio dei  due Marò, dopo aver pagato il  “riscatto”  cedendo sovranità nazionale.

4 luglio 20\3 - ore 09.00

 

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