DAL BLOG DI
FERNANDO TERMENTINI
http://fernandotermentini.blogspot.it/
Una battaglia vinta a un prezzo troppo alto per
il vincitore è generalmente definita “una vittoria di Pirro”. Un detto che si
richiama a re Pirro dell'Epiro, che
sconfisse i Romani
a Eraclea e Ascoli Satriano, rispettivamente nel 280 a.C.
e nel 279 a.C.,sostenendo
perdite così alte da essere in ultima analisi incolmabili, e condannando il
proprio esercito a perdere la guerra pirrica.
Il termine “vittoria di Pirro” è
entrato nell’uso comune anche se
associato a una battaglia
militare per rappresentare, in analogia,
situazioni in cui apparentemente si è raggiunta un successo ma di fatto il prezzo pagato è talmente alto
che l’aver vinto non ha significato e potrebbe anche rappresentare una
sconfitta anziché una vincita.
Un concetto valido negli affari, nella politica, nella
giurisprudenza o nello sport per descrivere una lotta dove il vincitore ne esce
sostanzialmente male conseguendo una popolarità più apparente che reale e
concreta.
La più clamorosa vittoria di Pirro dell’era
moderna è quella che si accinge a vincere l’Italia per ottenere che l’India
restituisca due cittadini italiani indebitamente tenuti in ostaggio da 500
giorni.
Una successo ottenuto rinunciando alla propria
dignità nazionale, senza avvalersi di ricorrere ad arbitrati terzi come quello
internazionale, perché fosse garantito quanto il Diritto Internazionale
prevede, ma accettando, invece, che uno
Stato Terzo prevarichi regole universalmente riconosciuto e mai disattese nel
corso della Storia.
Immunità diplomatica, immunità funzionale,
concetto di acque internazionale, garanzie di difesa dell’imputato sono solo
alcuni dei diritti che l’India sta negando all’Italia, il tutto sotto lo
sguardo disattento delle Istituzioni, di un’Unione Europea sempre più holding
economica e non Federazione di Stati e delle Nazioni Unite più interessate ad assecondare Delhi anche a
danno di antiche e consolidate democrazie come quella italiana.
Probabilmente Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ,
in un modo o nell’altro, faranno a breve rientro in Italia, magari dopo essere
stati condannati da un tribunale che non ha il diritto di esercitare nei loro
confronti l’azione penale avendo riconosciuto la stessa Suprema Corte di Delhi che gli
eventi forzatamente attribuiti ai due marò italiani sono avvenuti in acque
internazionali.
Sono certo che qualcuno si stia preparando a
brindare al successo proponendosi all’opinione pubblica come il “salvatore
della Patria” , un maestro nelle mediazioni internazionali ma che, invece, sarà
un perdente come lo fu Pirro ad Eraclea.
In una mediazione internazionale, infatti, non si
può definire successo l’aver ottenuto il rilascio dei due Marò, dopo aver pagato il “riscatto” cedendo sovranità nazionale.
4 luglio 20\3 - ore 09.00
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