Il 25 ottobre dello scorso anno
ebbi modo di scrivere che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone erano
stati venduti all’India per trenta denari (http://fernandotermentini.blogspot.it/2013/10/massimiliano-latorre-e-salvatore-girone.html).
Un’affermazione conseguente alle
iniziative istituzionali a difesa degli interessi di Finmeccanica per la
controversa fornitura di elicotteri all’India a fronte di un silenzio
assordante sul destino dei due Fucilieri di Marina. Un’azione pragmatica quella
che vedeva coinvolto l'apparato statale per proteggere la potenzialità economica
e produttiva di una delle maggiori realtà industriali nazionali, di cui lo
Stato è azionista per più del 30%. Uno sforzo che con il trascorrere del tempo
ha rivelato dell'altro: non solo un impegno per garantire i soli interessi
globali a livello nazionale, ma anche
per tutelare precipue figure
istituzionali e lobby di potere economico.
In questo scenario evidente il
coinvolgimento dei due Fucilieri di Marina Massimiliano
Latorre e Salvatore
Girone , considerati dall’India possibili omicidi per fatti avvenuti
durante l’assolvimento di compiti istituzionali loro assegnati come militari.
“Merce di scambio” immediatamente
resa disponibile dall’Italia come possibile contropartita per rabbonire la
controparte indiana adirata non per le tangenti o commissioni che dir si
voglia, ma perché i fatti erano diventati di dominio pubblico, rivelando al
mondo la sensibilità di personalità indiane a proposte corruttive.
L’evidenza dei fatti diventa
tangibile il 22 marzo 2013, quando Latorre
e Girone furono fatti rientrare in India con una decisione inaspettata ed
improvvisa, diversa da quella che aveva indotto a comunicare all’India che i
due militari al termine del permesso elettorale non sarebbero rientrati a Delhi
ma trattenuti in Italia in attesa di un arbitrato internazionale.
Una posizione condivisa
nell’ambito dell’Esecutivo del momento e coordinata dal Presidente del Consiglio
Senatore Monti come si evince dall’Agenzia AGI dell’11 marzo alle ore 17,53,
con la quale l’allora Sottosegretario agli Esteri de Mistura ufficializzava la
scelta del Governo dichiarando, tra l’altro,
“ “La decisione di non far rientrare
i maro’ in India “e’ stata presa in coordinamento stretto con il presidente del
Consiglio Mario Monti e d’accordo tutti i ministri”.
Dopo appena dieci giorni da questo
annuncio un’inversione di tendenza, apparentemente indotta dalle azioni
ricattatorie che Delhi stava esercitando sull’Italia in tema di rapporti
diplomatici, ma, con il “senno del poi”,
determinata, forse, dal tentativo di
rabbonire la controparte indiana nella vicenda della fornitura di elicotteri da
parte di Finmeccanica con lo scopo di garantire gli interessi commerciali con
l’India come auspicato dall’allora Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado
Passera.
La merce di scambio era
rappresentata da due uomini, due soldati italiani a cui lo Stato aveva negato
anche la garanzia del diritto di immunità che nessun Paese del mondo omette di
assicurare ai propri soldati.
Una decisione fermamente
osteggiata dal Ministro degli Esteri Giulio Terzi che con pregevole senso dello Stato
formalizzò le proprie dimissioni, ma inequivocabilmente condivisa dal
Responsabile del Dicastero della Difesa, Ammiraglio Di Paola che attraverso una
circostanziata dichiarazione in Parlamento,
prese le distanze dalla decisione del collega degli Esteri dichiarando
di non voler” abbandonare la nave”. Una nave peraltro già alla deriva e
destinata allo smantellamento in quanto rappresentata da un Governo
dimissionario e destinato ad essere sostituito di li a qualche giorno.
Una decisione presa, quindi, per difendere interessi economici come
ammesso dallo stesso Premier Monti che
di lì a qualche giorno riferiva in Parlamento, pagando però un prezzo
altissimo. La rinuncia della sovranità nazionale e la delega all’India di una
illegittima gestione giudiziaria nei confronti di due cittadini italiani.
Un provvedimento suggerito dalla
speranza che mollando sui Marò e sulla dignità e sovranità dell’Italia e delle
nostre Forze Armate si ottenesse la benevolenza indiana sulla fornitura di
elicotteri che era in contenzioso,
sbagliando però completamente i calcoli come stanno dimostrando gli avvenimenti
recenti sulla controversia India / Augusta. Una scelta, comunque, che avrebbe
permesso a qualcuno di guadagnare in affidabilità personale nei rapporti con
Finmeccanica, la cui immagine internazionale era compromessa dai fatti
giudiziari in corso e che coinvolgevano i massimi livelli direttivi
dell’Azienda.
Il Presidente
del Consiglio Monti, da parte sua, dava corso ad una vera e propria
estradizione di due cittadini italiani ignorando i vincoli giuridici che
regolano la materia, in particolare se il Paese di destinazione prevede nel suo
ordinamento penale la pena capitale. Norme costituzionali e penali ribadite e
chiarite da sentenze della Suprema Corte che lasciano poca autonomia nel
decidere nello specifico anche al Capo dell’Esecutivo, peraltro in assenza di
pronunciamenti di un Tribunale della Repubblica. Aspetti sicuramente rilevanti,
ribaditi dalla Corte Costituzionale che esplicitamente non ritiene la semplice garanzia formale della non
applicazione della pena di morte
atto sufficiente alla
concessione dell’estradizione ed
ha anche affermato in altre sentenze che “ai fini della pronuncia favorevole
all’estradizione , è richiesta documentata sussistenza e la valutazione di
gravi indizi ……”, elementi che nella
vicenda specifica non risultano sussistere.
Vendere uomini é un atto esecrabile e che comunque si pensava
fosse stato cancellato dalla storia dopo la fine della schiavitù. Farlo per
tentare di ottenere garanzie sul piano economico è eticamente ripugnante.
Assecondarlo nel tentativo di garantirsi posizioni personali è assolutamente
nauseante.
Tutto ciò sembra invece essere avvenuto. Qualcuno non abbandonava
la nave per coerenza con altri che anteponevano la difesa di interessi
economici a quella senza prezzo dei diritti dell’uomo, che qualsiasi Stato deve
ai propri cittadini.
Comportamenti improntati ad una pragmatica visione della
vita, rispettabili ma non condivisibili da chi scrive che mosso da convinzioni
etiche di ben altri contenuti è spinto a raccontare perché altri possano
giudicare.
Modi di agire comunque coerenti con altri momenti in cui
l’interesse economico è prevalso su altri valori più umani, come quando
l’Ammiraglio Di Paola Ministro della Difesa ottenne nel dicembre 2012, dopo
solo 295 minuti di riunioni della Commissione Difesa della Camera, che il
Governo avesse la delega a tagliare gli organici dei militari : 43mila tra militari e civili.
43 mila posti di lavoro buttai al vento non per ridurre le
spese militari, ma per alimentare gli interessi dell’industria della
Difesa. Un regalo di 3 miliardi l’anno e per i prossimi venti anni, deciso dal
Governo supportato nelle valutazioni dalla pregressa e specifica expertise
tecnico/militare del Ministro Di Paola, risorse destinate in particolare a
Finmeccanica, alla Lockheed ed a qualche amico dei “poteri forti”.
Le parole pronunciate in Parlamento il 21 marzo 2013
dall’ex Ministro Di Paola, potevano
sembrare , in prima approssimazione, una delle più belle espressioni delle
antiche tradizioni marinare, ma per molti la chiave di lettura fu diversa e
forse costoro non avevo errato nell’interpretare.
Aveva deciso di non lasciare un
battello ormai alla deriva dopo avere abbandonato i propri uomini in mano al
nemico, ma rimaneva aggrappato ad una zattera che nel tempo lo avrebbe condotto
in un porto sicuro.
Ipotesi maliziose che notizie di
questi giorni trasformano in certezza. Nel quadro del riassetto del vertice
di Finmeccanica, infatti, ormai prossimo
ad essere attuato, l’ex ministro della Difesa Di Paola dovrebbe entrare - per
il momento - nella società con il ruolo di consulente, ma la situazione
potrebbe velocemente mutare nel corso del 2014.
Una collaborazione che
apparentemente rispetta la norma di incompatibilità per i Ministri a ricoprire
per un anno dalla fine del mandato incarichi
in strutture collegabili al pregresso incarico istituzionale. Essere
consulente, infatti, non significa entrare nell'organico di Finmeccanica. Nella
fattispecie, però, la figura
professionale ha immensa rilevanza in quanto l’attuale vertice societario è
affidato ad un espertissimo
investigatore, ma forse meno competente in materia tecnico amministrativa e di
approvvigionamenti di materiale militare.
Caratteristiche invece peculiari
della professionalità dell'Ammiraglio Di Paola consolidata in incarichi della massima importanza nell'apparato della
Difesa in ambito nazionale ed in ambito NATO. Già Segretario della Difesa con
peculiari responsabilità nella gestione dei programmi di rinnovamento e potenziamento
dello strumento militare, figura di riferimento per Paesi terzi interessati
all'industria della Difesa italiana ed ex Capo di SM della Difesa, responsabile
della gestione operativa delle Forze Armate
italiane.
Oggi solo un incarico di
consulenza destinato forse a “maturare” nel breve periodo e sfociare in ben altre
posizioni per l'Ammiraglio Di Paola, considerando che il 27 aprile é prossimo e
segna la fine dei vincoli temporali di "incompatibilità"
Quel fatidico 22 marzo 2013, anche
il Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, preoccupato di non
compromettere i rapporti commerciali con
l'India ed in particolare impegnato a tentare di ammorbidire le posizioni
indiane nei confronti di Finmeccanica, probabilmente contribuì in maniera
significativa a convincere il Presidente
del Consiglio Monti a superare vincoli costituzionali ed estradare per la terza
volta in India Latorre e Girone. Un Premier a cui peraltro era stato garantita
l’esistenza di un atto ufficiale indiano con cui l’Addetto di Affari presso
l’Ambasciata di Delhi a Roma assicurava all’Italia la non applicazione della
pena capitale, atto, però, irrilevante sul piano giuridico come ben sancito
dalla Corte Costituzionale fin dal lontano 1996.
Corrado Passera sempre molto
attento alle vicende di Finmeccanica, cauto nei confronti di Orsi indagato per
corruzione internazionale e riciclaggio che chiariva in dichiarazioni alla
stampa, "un avviso di garanzia non è una buona ragione di per sè per
destabilizzare un’azienda" ed aggiungeva ai cronisti che gli chiedevano
quali fossero le intenzioni del governo su Finmeccanica, "Stiamo parlando
- ha detto Passera a margine di un evento Italcementi - di aziende quotate e
non possiamo fare dichiarazioni in libertà".
Anche il Senatore Monti Presidente
del Consiglio non poteva ignorare i problemi di Finmeccanica, partecipata dallo
Stato per più del 30% ed avendo nominato il 1 dicembre del 2011 l 'indagato Orsi a Presidente
della società dopo le dimissioni di Guarguaglini.
Non in ultimo le preoccupazioni
dello stesso Presidente della Repubblica, silente Capo delle Forze Armate sulla
vicenda dei due Marò, ma nei giorni precedenti alla decisione di far rientrare
in India i due Fucilieri di Marina, prodigo oratore sulla vicenda di
Finmeccanica.
Allo stato dei
fatti è inequivocabile che ci troviamo di fronte ad una realtà in cui due
uomini sono stati trattati come un pegno
da dare in deposito ad uno Stato Terzo per una vicenda
oscura e caratterizzata da mille interessi, forse più personali che nazionali.
Azioni
contraddittorie in ambito dello stesso esecutivo. L’ex Ministro Terzi che era
riuscito con abili azione diplomatica a riportare Latorre e Girone in Italia e
facendo appello a mancate risposte indiane ad una nota verbale italiana aveva
individuato la motivazione per non farli rientrare in India. Un Premier Mario
Monti apparentemente soddisfatto dalla soluzione tanto da farsi fotografare
accanto ai marò per celebrare l’avvenimento, pronto però a disporre l’immediato
rientro dei due Marò a Delhi, forse perché oggetto di pressioni non note ma che
sarebbe auspicabile fossero chiarite. Una decisione che sconfessava il Ministro
Terzi ma anche se stesso se l’Agenzia
AGI dell’11 marzo esprimeva correttamente il pensiero di de Mistura.
Un baratto in cui
la merce principale è stata la vita di due uomini, voluto dal “Governo
bocconiano” per salvare anche la commessa degli elicotteri e forse garantire il
futuro a qualcuno. Una linea di condotta basata sull’interesse economico e
personale, ispirata al criterio “Sacrifichiamo i militari, ma si salvino le risorse
economiche destinate ad Agusta”.
Valutazioni
peraltro errate come gli eventi recenti stanno dimostrando. I Fucilieri di
Marina sono ancora in ostaggio di un Tribunale monocratico indiano di dubbia
affidabilità e gli elicotteri sono andati a farsi benedire.
Domani 8 gennaio
2014 dovrebbe iniziare il processo ma all’orizzonte si prospetta un altro
rinvio se la NIA indiana non formalizzerà il rapporto conclusivo delle
indagini.
Per ora solo un
successo personale, l’assegnazione di una consulenza di pregio ad un ex
Ministro ed ex militare che con ogni probabilità potrebbe sfociare in ben altre
soddisfazioni personali che confermerebbero la scelta dell’ex Responsabile
della Difesa di non “abbandonare la nave seppure alla deriva”.
Probabilmente è
stata anche prevaricata la Costituzione e la legge penale italiana, ma quasi
sicuramente nessuno pagherà e nessuno
fornirà spiegazioni. Finmeccanica era un’azienda florida ed ora è incalzata dalle Procure. I nostri compatrioti
in uniforme hanno scarse speranze di cavarsela. Il nuovo Presidente del
Consiglio Enrico Letta sembra essere
intenzionato a continuare ad applicare il vecchio detto: “ chi fa può
sbagliare, chi non fa è certo di non errare”. Emma Bonino Ministro degli Esteri
non si risparmi a partecipare a riunioni internazionali con oggetto i diritti
dell’uomo, ma diserta l’India e nega ai due militari la presunzione di
innocenza affermando “Non è accertata l’innocenza dei due Marò”.
Ancora una volta
uno dei principi fondamentali della matematica viene confermato: cambiando
l’ordine dei fattori il prodotto non cambia, cambiano gli attori ma la scena è
sempre la stessa e le vittime sono sempre i cittadini, ossia noi.
Articolo ripreso dal blog
dell’autore : http://fernandotermentini.blogspot.it/2014/01/latorre-e-girone-usati-come-merce-di.html
Fonti:
http://www.forexinfo.it/Finmeccanica-verso-il-rinnovo-dei
; http://www.ilgiornale.it/news/interni/lammiraglio-non-molla-poltrona-sfuma-lapprodo-finmeccanica-900400.html;
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/10/23/finmeccanica/208418/
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/1-passera-vuole-posti-di-potere-e-tira-la-volata-in-finmeccanica-a-rocco-37654.htm
Nessun commento:
Posta un commento