giovedì 2 gennaio 2014

India-Italia due a zero Dopo i Marò tenuti in ostaggio adesso Nuova Delhi cancella la commessa Finmeccanica



L’amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, era stato arrestato il 12 febbraio scorso dai magistrati della Procura di Busto Arsizio con l’accusa di corruzione aggravata dalla transnazionalità e frode fiscale. Insiema a Orsi, che poco dopo lasciò il timone del gruppo aerospaziale, l’ordinanza di custodia raggiunse Bruno Spagnolini , amministratore delegato di Agusta Westland Spa (finito ai domiciliari) e i due consulenti del gruppo Finmeccanica, l’italoamericano Guido Ralph Haschke e l’italosvizzero Carlo Gerosa. Partita dalla Procura di Napoli e passata a Busto per competenza territoriale, l’indagine ipotizza una tangente versata a membri del governo indiano per la commessa di 12 elicotteri modello 101. Commessa dal valore complessivo di 556 milioni di euro. Secondo i giudici, su questa cifra sarebbe stata pagata sotto forma di commissione di intermediazione la somma di 51 milioni (cioè il 10%), mentre altri 28 milioni sarebbero stati procurati con un giro di fatture ritenute false.
Gole profonde
Gran parte dell’indagine ruota attorno a uno degli arrestati, quel Guido Ralph Haschke che è la gola profonda di cui si sono serviti i magistrati. Figura poco decifrabile, l’uomo è il classico faccendiere coinvolto in affari borderline, dal quale i nuovi amministratori di Finmeccanica hanno preso abbondantemente le distanze. Esattamente come nel caso di Patrick Chabrat, altro intermediario al centro di un’altra indagine – questa volta della Procura di Palermo – sulla vendita di armi in Angola grazie alla connection tra mafia, tangenti, faccendieri italiani e politici africani. Chabrat sarebbe l’uomo di riferimento di Vito Roberto Palazzolo, uno dei padrini di Cosa Nostra, organizzione che ha messo solide basi in Lombardia e per questo – secondo l’accusa – poteva contare su buoni rapporti con la Lega Nord, il partito che aveva indicato Orsi alla guida di Finmeccanica dopo l’uscita del numeo uno Pier Francesco Guarguaglini, travolto da altre vicende giudiziarie. L’ipotesi di tali rapporti tra mafia, Lega Nord e affari è stata categoricamente smentita dal segretario del Carroccio, Roberto Maroni, ma nella Procura siciliana c’è chi sospetta che in passato non sia stato così. Per questo i magistrati di Palermo contano ancora sulla collaborazione dello stesso Palazzolo, arrestato a Bangkok il 30 marzo 2012, ma fin ora zitto sull’esistenza di rapporti con Finmeccanica.
Mauro nel mirino
Per una volta è un deputato di seconda fila, Gianfranco Librandi, di Scelta civica, a sparare più forte della collega Daniela Santanchè, Forza Italia, intervenuta subito per sottolineare il danno economico e di immagine provocato dalla spettacolarizzazione di un’inchiesta come quella aperta su Finmeccanica. Inchiesta con un epilogo ancora tutto da dimostrare. La decisione del governo indiano di cancellare la commessa alla Augusta Westland riaccende la faida in quel che resta del partito di Mario Monti, schieramento che ha portato prima in parlamento e poi al governo il ministro della Difesa Mario Mauro. “Invece di andare in giro a spender soldi e a far campagna elettorale pro domo sua sarebbe stato meglio” se il ministro della Difesa Mario Mauro “si fosse occupato da vicino di questa vicenda che riguarda l’India e un danno di 560milioni di euro alle impresa Finmeccanica”, ha detto ieri Librandi, aggiungendo che “si tratta di un danno economico e di immagine. Mauro ci faccia ora un regalo vero: si dimetta”, è stato l’invito del parlamentare fino a poche settimane fa compagnio di partito dello stesso ministro. Ma di insofferenza verso il governo per le vicende indiane ce n’è sempre di più, e da tutte le parti. Soprattutto dal Centro destra è messa in discussione l’azione della Farnesina, con il ministro degli Esteri Emma Bonino capace fin qui di fare solo promesse e auspici sulla soluzione del caso dei due marò trattenuti in India. La loro vicenda, richiamata dal Presidente della Repubblica anche nel discorso di Capodanno, resta un rebus diplomatico e giuridico. I due hanno rischiato anche la pena di morte e difficilmente eviteranno una condanna per aver ucciso involontariemente due pescatori nel corso di una missione anti pirateria. Appena una settimana fa la Bonino ha detto in un’intervista a La7 di essere “speranzosa che con determinazione, cocciutaggine e a volte persino un po’ di riserbo verremo a capo della questione Marò. È una storia molto più lunga, molto più complicata, che questo governo ha ricevuto in base a decisioni prese prima – ha aggiunto Bonino -. Noi dobbiamo lavorare per portare a casa in dignità questi due Marò”. Ma sulle possibilità che i due militari possano passare la Pasqua in Italia, il ministro non si è sbilanciata: “No, questo non lo posso dire perchè, per l’ennesima volta: non dipende da noi”. Auspici e auguri, dunque. Niente di più.
C’è la Pitonessa
Se la prende invece con la magistratura e il solito metodo dei processi spettacolo, ampiamente anticipati sui giornali con indiscrezioni fatte trapelare dalle Procure, la “pasionaria” di Forta Italia, Santanchè. “Ecco il risultato della spettacolarizzazione delle inchieste: quanto presunti mostri vengono sbattuti in prima pagina, poi ci sono ripercussioni di immagine che arrivano a danneggiare il nostro éaese anche a livello internazionale. Questa decisione dell’India di annullare la commessa di elicotteri per un danno di 560milioni a causa di una inchiesta che coinvolge Finmeccanica la dice lunga sulla necessità di normare al più presto un settore che pare pervaso dall’anarchia. Nessuno pagherà per i danni economici inflitti al nostro Paese, nè per il danno internazionale di immagine. Riformare la giustizia è diventata una emergenza nazionale. Questi sono problemi che un governo che abbia a cuore gli interessi dell’Italia non può far finta di non vedere”, ha denunciato la Santanchè.

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